Molto energetico, adatto a sportivi, bambini, studenti, il miele aumenta la resistenza alle malattie, attenua le infiammazioni alla gola e ai bronchi.
Da millenni l'uomo sfrutta le mille doti del miele, prezioso alleato della nostra salute. II modo in cui l'uomo scoprì le dolcezze del miele e la tecnica per "rubare" alle api il loro cibo senza danneggiare l'alveare rimane un mistero avvolto nella nebbia dei tempi. Forse, punto da qualche insetto stizzoso, l'uomo delle caverne ne individuò il nido e scoprì che da questo colava un liquido dorato di cui erano ghiotti molti animali, tra cui il temibile orso.
Da quei tempi remoti, l'ape ha accompagnato l'umanità, sopravvivendo all'ascesa e alla caduta di molte civiltà , presso alcune delle quali era ritenuta addirittura un messaggero del cielo e, quindi, considerata sacra.
Oggetto di attente cure e di approfonditi studi, le api sono insetti molto sociali, appartenenti all'ordine degli imenotteri e alla grande famiglia degli apidi, cugine, perciò, di calabroni, vespe e di altre api che, invece, preferiscono vivere da single. Il miele è sostanzialmente un prodotto fabbricato dall'ape domestica, o apis mellifica e di cui si conoscono e apprezzano alcune specie, come l'italiana apis mellifica ligustica, l'orientale caucasico, la germanica comica e la francese apis mellifica mellifica, detta anche "ape comune", diverse per forma e per abitudini. Ad esempio l'ape comune è adatta alla raccolta della melata, mentre la ligustica non raccoglie propoli e la camica è portentosa per raccogliere il nettare. Tutte, comunque, preparano il miele ad uso e consumo dell'arnia e non certo per venire incontro ai bisogni dell'uomo, che, secondo la loro "ottica", si comporta nei confronti dell'alveare da vero predone.
Dopo ogni viaggio l'ape bottinatrice, cioè quella che visita i fiori, deposita nell'arnia circa 50 mg di nettare: quindi per produrre 1 chilo di miele deve svolazzare di fiore in fiore ed effettuare ben 50.000 viaggi. Andando a fiori per succhiarne il nettare, si sporca tutta di polline e, visitando nella giornata sempre lo stesso tipo di piante, provvede alla loro impollinazione, garantendo in tal modo la sopravvivenza del regno vegetale.
Il nettare è sostanzialmente acqua zuccherata che viene aspirata dall'ape con la sua tromba in modo da riempire l'ingluvie. Una volta tornata all'alveare, viene depositato nell'ingluvie dell'ape che la riceve e questa subito lo passa all'ape a lei più vicina; di passaggio in passaggio il nettare perde l'umidità e la parte zuccherina diviene sempre più concentrata. Durante i vari passaggi da ape in ape, il nettare nell'ingluvie si arricchisce delle secrezioni delle ghiandole salivari, ricche di fermenti e di enzimi, e i polisaccaridi contenuti nel nettare si trasformano in levulosio e in glucosio. Il miele è, quindi, un alimento predigerito dall'ape ed è per effetto dell'invertasi, ossia di un particolare enzima, che può essere assimilato immediatamente anche dall'organismo umano. Il miele viene, quindi, depositato nell'arnia entro apposite cellette ove resta a maturare, ben ventilato dalle ali delle api e alla temperatura media di 35°C, per quattro giorni, fino a ridurre la sua percentuale d'acqua a non oltre il 20%. Il miele, una volta giunto a perfetta maturazione, viene conservato sigillato negli alveoli con un tappo di cera.
In mancanza di fiori o nei pressi delle foreste, le api si dirigono verso le melate, ossia le secrezioni di insetti emitteri, quali pidocchi e coccinelle. Non avendo, infatti, la bocca strutturata per penetrare nella pianta, l'ape sfrutta gli emitteri, i quali succhiano la linfa in quantità talmente grande e con tale voracità che, non riuscendo ad assimilarne che una piccola parte, eliminano attraverso uno speciale organo la parte in eccesso. L'ape è pronta a raccogliere lo "scarto" dopo che questo, filtrato dall'insetto, si è modificato trasformandosi in melata, meno ricca di zucchero, ma preziosa per la quantità di acidi amminici.
La distruzione indiscriminata di questi insetti, in particolare della Cinara Picae , con pesticidi e prodotti chimici ha ripercussioni anche sulla vita delle stesse api e indirettamente, quindi, sulla sopravvivenza del pianeta. Non dimentichiamo che le piante si affidano per l'impollinazione dei loro fiori non tanto al vento, quanto proprio agli insetti.
Il più ricercato e costoso è il miele derivato dalla melata di abete, molto aromatico, leggermente resinoso, di colore bruno, mentre quello di larice tende a cristallizzare negli alveoli dell'arnia e a rendere difficoltosa la sua estrazione. Volendo prendere il miele senza distruggere l'equilibrio dell'alveare, si è provveduto a dotare l'arnia di appositi telai estraibili, rispettando in tal modo il miele depositato attorno alla covata e quello immagazzinato per il riposo dell'inverno.
La smielatura avviene per mezzo di una centrifuga che può contenere fino a 50 telai e che ruota alla velocità di 300 giri al minuto. Il miele ottenuto va poi filtrato accuratamente e lasciato decantare in ambiente secco per circa otto giorni. In questo modo sul fondo si depositano ulteriori piccole impurità e in superficie affiorano le bolle d'aria. Il miele ormai puro, maturo al punto giusto e quindi non più soggetto a fermentazione, viene invasato. Per stabilizzarlo, impedire la cristallizzazione e la fermentazione, lo si può pastorizzare, ossia riscaldare ad una temperatura tra i 70° e gli 80° per un quarto d'ora; la pastorizzazione, tuttavia, se da un lato assicura certe caratteristiche, dall'altro distrugge gli enzimi e le vitamine, così che il miele pastorizzato è un prodotto ben diverso da quello originario.
Per mantenersi integro, sopporta, infatti, un rialzo termico solo fino ai 35°, temperatura dell'alveare: teniamone conto, quindi, quando lo aggiungiamo a tisane o bevande calde. Essendo facilmente sofisticabile con l'aggiunta di numerose sostanze, come zucchero, melassa, amido, gelatina, farina ecc., l'etichetta sui vasi in commercio deve riportare la denominazione "miele", l'indicazione del peso netto, il nome e l'indirizzo del produttore e il paese di provenienza, se è importato. La denominazione "miele" viene, inoltre, completata con l'indicazione del nome dei fiori e della regione italiana di raccolta. Molti produttori di miele preferiscono scrivere sull'etichetta anche la dicitura "miele ottenuto con estrazione a freddo (o centrifugazione meccanica)" per garantire la purezza e l'integrità del prodotto. Molto energetico, adatto a sportivi, bambini, studenti, il miele aumenta la resistenza alle malattie, attenua le infiammazioni alla gola e ai bronchi.
Addizionalo all'acqua dei gargarismi o diluito in infusi di petali di rosa è benefico in molte affezioni della bocca. Si presta per uso esterno sotto forma di cataplasmi in caso di dolori reumatici, per cicatrizzare lievi ustioni e ammorbidire la pelle secca.
Trova largo impiego nell'industria cosmetica. Aromatizzato con oli essenziali diviene un rimedio eccezionale per curare molte affezioni, soprattutto a carico dell'apparato digerente e polmonare. Secondo la medicina Ayurvedica, il miele esercita un'azione Lekhana, ossia assottiglia il corpo ed elimina il grasso ed inoltre è Yogavahi, cioè mantiene le sue proprietà ed esalta quelle delle sostanze con cui viene a contatto.
Autore: Redazione Medicina33.com
Da quei tempi remoti, l'ape ha accompagnato l'umanità, sopravvivendo all'ascesa e alla caduta di molte civiltà , presso alcune delle quali era ritenuta addirittura un messaggero del cielo e, quindi, considerata sacra.
Oggetto di attente cure e di approfonditi studi, le api sono insetti molto sociali, appartenenti all'ordine degli imenotteri e alla grande famiglia degli apidi, cugine, perciò, di calabroni, vespe e di altre api che, invece, preferiscono vivere da single. Il miele è sostanzialmente un prodotto fabbricato dall'ape domestica, o apis mellifica e di cui si conoscono e apprezzano alcune specie, come l'italiana apis mellifica ligustica, l'orientale caucasico, la germanica comica e la francese apis mellifica mellifica, detta anche "ape comune", diverse per forma e per abitudini. Ad esempio l'ape comune è adatta alla raccolta della melata, mentre la ligustica non raccoglie propoli e la camica è portentosa per raccogliere il nettare. Tutte, comunque, preparano il miele ad uso e consumo dell'arnia e non certo per venire incontro ai bisogni dell'uomo, che, secondo la loro "ottica", si comporta nei confronti dell'alveare da vero predone.
Dopo ogni viaggio l'ape bottinatrice, cioè quella che visita i fiori, deposita nell'arnia circa 50 mg di nettare: quindi per produrre 1 chilo di miele deve svolazzare di fiore in fiore ed effettuare ben 50.000 viaggi. Andando a fiori per succhiarne il nettare, si sporca tutta di polline e, visitando nella giornata sempre lo stesso tipo di piante, provvede alla loro impollinazione, garantendo in tal modo la sopravvivenza del regno vegetale.
Il nettare è sostanzialmente acqua zuccherata che viene aspirata dall'ape con la sua tromba in modo da riempire l'ingluvie. Una volta tornata all'alveare, viene depositato nell'ingluvie dell'ape che la riceve e questa subito lo passa all'ape a lei più vicina; di passaggio in passaggio il nettare perde l'umidità e la parte zuccherina diviene sempre più concentrata. Durante i vari passaggi da ape in ape, il nettare nell'ingluvie si arricchisce delle secrezioni delle ghiandole salivari, ricche di fermenti e di enzimi, e i polisaccaridi contenuti nel nettare si trasformano in levulosio e in glucosio. Il miele è, quindi, un alimento predigerito dall'ape ed è per effetto dell'invertasi, ossia di un particolare enzima, che può essere assimilato immediatamente anche dall'organismo umano. Il miele viene, quindi, depositato nell'arnia entro apposite cellette ove resta a maturare, ben ventilato dalle ali delle api e alla temperatura media di 35°C, per quattro giorni, fino a ridurre la sua percentuale d'acqua a non oltre il 20%. Il miele, una volta giunto a perfetta maturazione, viene conservato sigillato negli alveoli con un tappo di cera.
In mancanza di fiori o nei pressi delle foreste, le api si dirigono verso le melate, ossia le secrezioni di insetti emitteri, quali pidocchi e coccinelle. Non avendo, infatti, la bocca strutturata per penetrare nella pianta, l'ape sfrutta gli emitteri, i quali succhiano la linfa in quantità talmente grande e con tale voracità che, non riuscendo ad assimilarne che una piccola parte, eliminano attraverso uno speciale organo la parte in eccesso. L'ape è pronta a raccogliere lo "scarto" dopo che questo, filtrato dall'insetto, si è modificato trasformandosi in melata, meno ricca di zucchero, ma preziosa per la quantità di acidi amminici.
La distruzione indiscriminata di questi insetti, in particolare della Cinara Picae , con pesticidi e prodotti chimici ha ripercussioni anche sulla vita delle stesse api e indirettamente, quindi, sulla sopravvivenza del pianeta. Non dimentichiamo che le piante si affidano per l'impollinazione dei loro fiori non tanto al vento, quanto proprio agli insetti.
Il più ricercato e costoso è il miele derivato dalla melata di abete, molto aromatico, leggermente resinoso, di colore bruno, mentre quello di larice tende a cristallizzare negli alveoli dell'arnia e a rendere difficoltosa la sua estrazione. Volendo prendere il miele senza distruggere l'equilibrio dell'alveare, si è provveduto a dotare l'arnia di appositi telai estraibili, rispettando in tal modo il miele depositato attorno alla covata e quello immagazzinato per il riposo dell'inverno.
La smielatura avviene per mezzo di una centrifuga che può contenere fino a 50 telai e che ruota alla velocità di 300 giri al minuto. Il miele ottenuto va poi filtrato accuratamente e lasciato decantare in ambiente secco per circa otto giorni. In questo modo sul fondo si depositano ulteriori piccole impurità e in superficie affiorano le bolle d'aria. Il miele ormai puro, maturo al punto giusto e quindi non più soggetto a fermentazione, viene invasato. Per stabilizzarlo, impedire la cristallizzazione e la fermentazione, lo si può pastorizzare, ossia riscaldare ad una temperatura tra i 70° e gli 80° per un quarto d'ora; la pastorizzazione, tuttavia, se da un lato assicura certe caratteristiche, dall'altro distrugge gli enzimi e le vitamine, così che il miele pastorizzato è un prodotto ben diverso da quello originario.
Per mantenersi integro, sopporta, infatti, un rialzo termico solo fino ai 35°, temperatura dell'alveare: teniamone conto, quindi, quando lo aggiungiamo a tisane o bevande calde. Essendo facilmente sofisticabile con l'aggiunta di numerose sostanze, come zucchero, melassa, amido, gelatina, farina ecc., l'etichetta sui vasi in commercio deve riportare la denominazione "miele", l'indicazione del peso netto, il nome e l'indirizzo del produttore e il paese di provenienza, se è importato. La denominazione "miele" viene, inoltre, completata con l'indicazione del nome dei fiori e della regione italiana di raccolta. Molti produttori di miele preferiscono scrivere sull'etichetta anche la dicitura "miele ottenuto con estrazione a freddo (o centrifugazione meccanica)" per garantire la purezza e l'integrità del prodotto. Molto energetico, adatto a sportivi, bambini, studenti, il miele aumenta la resistenza alle malattie, attenua le infiammazioni alla gola e ai bronchi.
Addizionalo all'acqua dei gargarismi o diluito in infusi di petali di rosa è benefico in molte affezioni della bocca. Si presta per uso esterno sotto forma di cataplasmi in caso di dolori reumatici, per cicatrizzare lievi ustioni e ammorbidire la pelle secca.
Trova largo impiego nell'industria cosmetica. Aromatizzato con oli essenziali diviene un rimedio eccezionale per curare molte affezioni, soprattutto a carico dell'apparato digerente e polmonare. Secondo la medicina Ayurvedica, il miele esercita un'azione Lekhana, ossia assottiglia il corpo ed elimina il grasso ed inoltre è Yogavahi, cioè mantiene le sue proprietà ed esalta quelle delle sostanze con cui viene a contatto.
Autore: Redazione Medicina33.com