Sezione: Riabilitazione

Il declino fisico della vecchiaia è la conseguenza di un deperimento muscolare e di una diminuita capacità  polmonare.

Il declino fisico della vecchiaia è la conseguenza di un deperimento muscolare e di una diminuita capacità  polmonare. La scienza medica non è riuscita a conseguire alcun risultato che consenta di allungare la durata massima potenziale della vita degli esseri umani. Il processo dell'invecchiamento è un mistero grande quanto la vita stessa. Quello che la medicina ha ottenuto è un aumento nelle previsioni di vita media. Poiché tante malattie mortali possono essere curate o evitate, un numero di persone assai maggiore di prima può sperare di aumentare le proprie aspettative di vita. Questo significa altresì che un numero sempre maggiore di persone si trova a dover far fronte ai problemi della vecchiaia. Il declino fisico è inevitabile e la posizione sociale degli anziani, per lo meno in Occidente, tende anche a essere irta di difficoltà.
Il processo per il quale la sostanza proteica componente la massa muscolare viene quotidianamente demolita e ricostruita continua durante tutta la vita; ma con il passare degli anni la velocità di deterioramento dei muscoli è superiore a quella di ricostruzione. L'età porta con se una riduzione del peso corporeo e fra il venticinquesimo e il settantesimo anno i muscoli si riducono dal diciannove per cento al dodici per cento del peso corporeo.

Il declino fisico nella vecchiaia è la conseguenza non solo di un deperimento muscolare, ma anche di una diminuita capacità polmonare di assorbire la quantità di ossigeno necessaria per dare potenza ai muscoli. Si tratta di un processo che inizia fra i venti e i trent'anni, e questo spiega perché un atleta trentacinquenne, pur con una muscolatura in condizioni altrettanto perfette di un suo rivale venticinquenne, di solito sarà perdente in una gara di corsa. Sono poi incontrollabili altri cambiamenti che sopravvengono nel corpo, per esempio nel cervello, nei reni, nel fegato, nell'utero, nella milza, nel pancreas, che perdono col passare degli anni una parte variabile, ma pur sempre percettibile, della loro massa. Peggiorano poi le capacità di resistere agli stress e alle variazioni di temperatura; il cervello si contrae. Il ritmo del declino senile è, in parte, una questione ereditaria: chi ha avuto quattro nonni che sono vissuti a lungo ha maggiori probabilità di conservarsi vigoroso fino a tarda età di chi ha avuto avi deceduti in età relativamente precoce.

Però, a parte le tendenze che possono essere state ereditate, ci sono sempre maniere per assicurarsi, almeno fisicamente, di poter vivere una vecchiaia più felice. Gli esercizi fisici stimolano la formazione di muscolatura anche in tarda età , e non è mai troppo tardi per intraprenderli. Per alcuni sessantenni che si sottoposero a un corso di addestramento dopo aver sofferto di disturbi cardiaci è stato possibile entro pochi mesi ritornare più in forma di quanto fossero mai stati dopo il trentacinquesimo anno di età. II fatto che il cervello si contrae in seguito alla morte di cellule insostituibili sembra, ai profani, un indizio di capacità mentale declinante, in realtà la capacità di apprendere non risulta indebolita. Ben più importante della dimensione del cervello è la possibilità di mantenere ad esso un adeguato flusso di sangue. Esperienze recenti, compiute su individui di sessant'anni e oltre, in materia di apprendimento, in corsi di lunga e di breve durata, hanno dimostrato che il profitto di questi anziani può essere pari a quello di studenti giovani, specialmente quando si tratta di compiti che richiedono un'applicazione costante. Ne vi è motivo alcuno per smettere di imparare: in questo, l'elemento più importante è l'atteggiamento: se esistono volontà e incoraggiamento, un individuo anziano può riuscire sul piano personale e, a volte, perfino su quello nazionale. Un esempio si ha con Alfred Wallace, un pescatore della Cornovaglia in pensione, che a settant'anni e senza alcuna preparazione precedente, iniziಠa dipingere e i suoi quadri, davvero notevoli, si trovano oggi in parecchie raccolte di arte moderna.

Un aspetto tragico della vita occidentale è costituito dal numero di persone che perdono ogni interesse e speranza quando vengono collocate in pensione. E alla base dei tremendi problemi che possono essere indotti da un collocamento a riposo c'è quello della mancanza di una utilizzazione costruttiva del proprio tempo libero. Allorquando un uomo o una donna hanno trascorso l'intera vita lavorando, senza la possibilità di coltivare interessi particolari, il collocamento a riposo giunge troppo tardi; mentre coloro che hanno trovato il tempo da dedicare ad altri interessi al di fuori del loro lavoro sono spesso lieti di disporre di un'aggiunta di tempo: essi, però, sono una minoranza. Eppure la loro risolutezza e la loro ingegnosità danno indicazioni per il futuro: può ben essere, infatti, che la sola difesa della persona anziana contro l'abbandono e l'indifferenza abituale di chi la circonda risieda nelle sue stesse energie potenziali. Dopo le battaglie del razzismo e del sesso, la prossima da combattere è quella della senilità , almeno secondo il pensiero di Maggie Kuhn, capo dell'organizzazione statunitense delle Pantere Grigie. La società deve essere costretta a riesaminare globalmente il problema della terza età .

La medicina ha potuto dare un ben scarso contributo alla soluzione di tali problemi. Vi sono, infatti, ancora molte teorie sulle cause dell'invecchiamento. Una di esse presuppone l'accumularsi di difetti nel codice genetico in base al quale le cellule si riproducono. Un'altra suggerisce che il sistema immunitario che protegge il corpo dalle malattie diventa meno sensibile e incomincia a considerare come invasori le stesse cellule del corpo, per cui le attacca, sicché la degenerazione viene sempre più accelerata.

Autore: Redazione Medicina33.com