Golosità e bulimia.
Eccedere nei piaceri della gola è sempre stato considerato un vizio e un peccato, oltre che un rischio per la salute. Il che vuoi dire che il goloso è sempre stato considerato un debole, prima ancora che di carne, di mente e di coscienza. E in effetti il goloso si fa tentare con la fantasia. Anticipa il piacere che proverà mangiando mentre mangia, dispiega tutti i sensi, per godere a pieno del cibo. Non è la quantità che gli interessa, ma la qualità. Il gusto, il profumo, la consistenza e anche il colore del cibo sono per lui fonte di un piacere intenso, incomprensibile per altri. può essere considerato un vizio, tutto ciò?
Solo da chi considera peccaminoso ogni piacere, e in generale l'uso dei sensi. Forse oggi, parlando della golosità, non si dice più che è un vizio, ma lo si considera egualmente un atteggiamento riprovevole. perché la moda ci vuole tutti magri, snelli, asciutti, nutriti in maniera razionale e sicuramente con poche concessioni al palato. Ma sarebbe ben triste la vita se non provassimo un po' di golosità. La golosità è solo il segnale che ci sono delle cose che ci attraggono e che ci piacciono più di altre. La golosità è segno che siamo capaci di desiderare e di sognare. Chi, poi, si butta sul cibo badando non alla sua qualità, ma solo alla quantità non è goloso, ma una persona avida. L’unico caso in cui la golosità va tenuta sotto controllo è quello in cui diventa un alibi: si sposta verso il cibo la ricerca di un piacere che non si trova da altre parti. Il rischio è che si ingrassi in maniera esagerata, e che si rimanga delle persone frustrate perché, mangiando, non si risolvono né i problemi sentimentali, né quelli sul lavoro, né i lutti, o i dolori. La fame insaziabile, che porta a ingurgitare più cibo di quanto richieda l'organismo è una vera e propria patologia: bulimia. può avere origini fisiche (alterazioni del metabolismo) oppure origini psicologiche. In questi casi la golosità è solo l'aspetto più superficiale e innocuo del problema. Una persona in queste condizioni mangia non certo per il piacere di mangiare, ma per un bisogno incontrollabile, che va indubbiamente frenato, ma con cure appropriate.
Autore: Redazione Medicina33.com