Una corretta alimentazione può far molto per preservare dal tumore alla prostata.
Il problema di salute più diffuso tra i maschi adulti è l'ipertrofia prostatica, l'ingrossamento della ghiandola dalle dimensioni di una castagna che si trova sotto la vescica e circonda l'uretra. Si tratta di una patologia che colpisce l'uomo intorno ai 45-50 anni, ma i primi sintomi possono manifestarsi già a 30 anni; con il crescere dell'età i casi aumentano in modo esponenziale fino ad interessare, dopo i 70 anni, un individuo su quattro.
Quando la ghiandola si ingrossa formando l'adenoma, l'uretra si chiude e ciò provoca un affaticamento dei muscoli della vescica che non riescono più a svolgere normalmente il loro compito: subentra la difficoltà a svuotare la vescica e c'è il rischio di infezioni.
La Società italiana di urologia, di fronte al diffondersi di questa patologia che è un vero e proprio "tallone di Achille" per l'uomo, ha rilanciato le linee guida che riguardano sia la diagnosi che la terapia e che sono basare sulla opportunità di uno screening diagnostico periodico (come si fa con il Pap test per le donne) e sul coinvolgimento dei medici di base e degli specialisti in urologia. "Occorre ha detto il presidente della società , Giorgio Carmignani valutare caso per caso: in alcuni individui, infatti, l'evoluzione della patologia avviene in misura totalmente diversa rispetto ad altri. Oltre ad un rapporto più stretto tra medico e paziente serve una maggiore informazione e soprattutto la prevenzione".
Dopo i 45-50 anni e almeno ogni 12 mesi ogni maschio adulto farà bene a sottoporsi ad una accurata visita urologica e ad un esame del sangue per il Psa, l'antigene prostatico specifico; se c'è un problema (il più grave dei quali è il tumore, comunque curabile se si interviene precocemente) i valori di questa proteina salgono.Ma c'è un altro aspetto della prevenzione al quale viene data sempre più importanza: la dieta. Ed è questo aspetto che intendiamo approfondire con l'aiuto di alcuni esperti. Ci dice il professor Maurizio Brasi, primario della Divisione di urologia all'ospedale Estense di Modena e docente all'Università di Sassari: "in relazione alla prevista diffusione delle malattie della prostata nei prossimi anni, è necessario migliorare la diagnosi e la terapia, ma anche la profilassi; come accade per la maggior parte delle malattie, nella prevenzione di alcuni disturbi alla prostata gioca un ruolo imporrante una alimentazione corretta, basata su una dieta povera di grassi di origine animale cioè con poca carne e burro e ricca di frutta e verdura". Studi recenti hanno stabilito che il pomodoro contiene sostanze capaci di ridurre la possibilità di contrarre il tumore e che la soia può bloccare la crescita delle cellule cancerose; anche le vitamine A, D ed E si sono dimostrate efficaci nella prevenzione.
Una conferma delle proprietà del pomodoro viene da una ricerca effettuata a Boston, Università di Harvard:il licopene, sostanza contenuta in questo ortaggio, riduce il rischio di adenoma e di tumore prostatico.
L'associazione tra consumo di pomodori e riduzione del rischio di malattie della prostata è più debole negli uomini al di sotto dei 65 anni, mentre diventa molto più rilevante nei più anziani. Un'altra ricerca dell'Università Curtin di Perth, in Australia, indica che mangiare, oltre ai pomodori, frutta rossa o arancione, come anguria e arance, e verdura degli stessi colori, come peperoni rossi e zucca (ma fanno bene anche gli spinaci e i broccoli) riduce il rischio anche della metà perchè gli antiossidanti contenuti in quella frutta e verdura sono sostanze capaci di spazzar via le molecole nocive.
Anche secondo il dottor Enrico Pisani, direttore dell'Istituto di urologia dell'Università di Milano, è importante controllare la dieta: "Bisogna ricorrere ad alimenti ricchi di fibre, come i cereali integrali, la frutta e la verdura che migliorano le funzioni intestinali;la stipsi, infatti, aumenta la pressione sulla ghiandola prostatica. É opportuno inoltre ridurre il più possibile il consumo del pepe, del peperoncino e delle spezie in generale, bere pochi caffè, eliminare i superalcolici".Invece il vino rosso fa bene alla prostata, naturalmente se bevuto nella giusta quantità : uno studio condotto nel Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, Stati Uniti, e pubblicato sull'IntemationalJoumal of Cancer ha stabilito che un bicchiere di vino rosso bevuto ai pasti può ridurre del 16 per cento il rischio di problemi alla prostata.
Anche i semi di lino, ricchissimi di fibre e di grassi polinsaruri, sono adatti alla dieta di chi vuole mantenere sana la sua ghiandola prostatica. Lo ha dimostrato un recente studio di un'altra università americana, la Duke University di Durham: una dieta che comprenda piatti a base di semi di lino è in grado di abbassare i livelli di testosterone, l'ormone maschile che, quando è in eccesso a causa di una alimentazione troppo "grassa", può provocare il tumore alla prostata.
Torniamo in Italia: il professor Ettore Mearini, della Clinica urologica dell'Università di Perugia, concorda con i suoi colleghi nel condannare drasticamente la dieta ricca di carne, salumi, burro e latticini. Anche lui sostiene la dieta con molta frutta e verdura, nella quale devono comparire soprattuttole due "P": il pomodoro e il pompelmo che contengono il licopene in grado di fermare la degenerazione delle cellule e le vitamine che sono molto "amiche" della prostata. Sono efficaci anche la soia e il tè verde.
Secondo il professor Michele Gallucci, direttore del Dipartimento di urologia dell'Istituto Regina Elena di Roma, una corretta alimentazione può far molto per preservare dal tumore alla prostata: "In Giappone questo tumore ha una incidenza di 4,1 casi per milione di abitanti; ciò è correlato con il tipo di alimentazione, a base soprattutto di pesce e ricca di fibre. Ma c'è un dato interessante: si è osservato che tra i giapponesi che si sono trasferiti negli Stati uniti e hanno cambiato il modo di alimentarsi l'incidenza cresce, raggiungendo il 27 per cento".
La parola, infine, a un altro esperto, il professor Carlo Cannella ordinario di Scienza dell'alimentazione all'Università La Sapienza di Roma: "Dalla dieta quotidiana vanno ridotti la carne e i grassi di condimento, olio compreso, e vanno consumate almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. Ricche di flavonodi ad azione antiossidante, frutta everdura contengono vitamine dei gruppi C e A che proteggono dall'azione di radicali liberi, principali responsabili del processo di mutazione delle cellule neoplastiche".Campagne di promozione delle 5 porzioni al giorno due di frutta e trà di verdura sono state recentemente condotte negli Stati uniti e in Germania. In Italia arriviamo a malapena a 3 porzioni quotidiane, tant'è che il consumo di frutta sta diminuendo.
Ma qualcosa si sta muovendo, forse perchè si è capito che non bisogna affidarsi esclusivamente alla dieta mediterranea che in realtà prevede troppa pasta e troppo pane. Recentemente è uscita da Tecniche Nuove una guida intitolata proprio Le 5 porzioni della salute, un libro che spiega perchè bisogna mangiare "verde" e come farlo in modo gradevole e stimolante.
Autore: Redazione Medicina33.com