Sono passati più di vent'anni da quando, in un giorno del febbraio 1983, il virologo Lue Montagnier scoprଠil virus che provoca l'Aids
Il virologo, che nel 1983 individuಠil virus, ci illustra i punti salienti della sua lotta al male. "il virus inganna il sistema immunitario con attacchi che tentiamo di debellare", Le virt๠degli antiossidanti. La situazione in Africa.Sono stati usati termini terribili: "la peste del secolo", "castigo divino", "epidemia invincibile"... Il virus dell'Hiv, ossia lo spaventoso Aids, ha spesso scatenato fantasie nefaste, relegando questa malattia nell'opinione pubblica come un flagello impossibile a debellare. Ma è proprio cosi?
Sono passati più di vent'anni da quando, in un giorno del febbraio 1983, il virologo Lue Montagnier scoprଠil virus che provoca l'Aids e conquistಠfama mondiale. Ma siamo ancora lontani da una vittoria sul virus. Per fare il punto sulla situazione abbiamo incontrato il prof. Montagnier all'Unesco, nella sede della Fondazione Mondiale Ricerca e Prevenzione dell'Aids, di cui è presidente. Prof. Montagnier, le attuali terapie contro l'Aids, dette antiretrovirali (Arv), permettono solo di allungare la sopravvivenza dei malati. Ci sono speranze di nuovi formaci? La mortalità è diminuita del 90%. C'è stato quindi un grande progresso terapeutico che permette a migliala malati di vivere. Sono solo otto anni che stiamo usando questi tarmaci e ancora non si può dire quanti anni di vita regalino in più. Tuttavia è un progresso, perchè una persona curata è meno contagiosa. L'importante non è tanto sradicare il virus, ma tenerlo sotto controllo.
Nel rapporto Unaids 2004 si legge che in Africa si è molto lontani da questo obiettivo, perchè solo il 7% dei malati viene curato. Ci sono due fattori da considerare. Innanzitutto, finchà© il sistema immunitario è in grado di fronteggiare il virus non si somministra la triterapia (le triterapie sono una potente combinazione di Arv, note come "cocktail di tarmaci", n.d.r.) altrimenti c'è il rischio che più tardi si sviluppino delle resistenze al virus. Quindi solo il 10 % dei pazienti sieropositivi subisce una terapia. Il secondo problema rispetto all'Africa è di natura sociale. Se un africano è infettato, generalmente non lo vuole sapere, perchè poi la società lo rifiuterebbe. In Africa l'Aids è tabà¹, e ci si rivolge al medico solo a uno stadio molto avanzato della malattia. Il 10% degli abitanti della città di Abidjan è contagiato, 300.000 malati di cui solo 3.000 sono curati. Se riuscissimo a proporre ai malati un trattamento intermedio, prima della triterapia, l'Aids diventerebbe una malattia come un'altra, e sarebbe vissuta meno drammaticamente. D'altra parte in Africa esistono altri ostacoli di natura culturale, come l'avversione ai preservativi. In alcuni paesi gli uomini credono che accoppiandosi con una vergine guariranno dall'Aids. Ecco perchè bisogna combattere la poverta e fare campagne per l'emancipazione femminile.
A che punto siamo col vaccino?
Tutti i tentativi di trovare un vaccino studiando le parti più variabili del virus si sono rivelati un fallimento. Il virus dell'Aids fa come il torero che agita il panno rosso davanti al toro: mostra le sue parti più mutevoli, cercando di ingannare il sistema immunitario. Invece, quelle parti che usa per attaccare le cellule sono poco variabili e nascoste, ed è su quelle che bisogna concentrare le ricerche. La nostra Fondazione si muove in questa direzione. Un'altra possibilità è trovare un vaccino terapeutico, che agisca cioè sulle persone già infette. Il sistema immunitario dev'essere messo in grado di controllare da solo l'infezione virale. Con la somministrazione di antiossidanti, si può neutralizzare lo stress ossidante. Quando il sistema immunitario si è benrafforzato, si potrebbe somministrare il vaccino e sospendere la triterapia.
Gli ossidanti prodotti in quantità eccessiva inducono uno stress biochimico, chiamato ossidante, che porta alla morte delle cellule. Le infezioni inducono uno stress ossidante, ma è vero anche l'inverso: uno stato di stress ossidante favorisce l'infezione, perchè indebolisce il sistema immunitario. In Africa le persone hanno un alto livello di stress ossidante, perchè sono esposte a molti agenti infettivi, e perchè sono malnutrite. Se si potessero somministrare antiossidanti, in Africa per esempio c'è l'olio di palma rosso, il contagio dell'Aids diminuirebbe.
Gli antiossidanti hanno un ruolo anche nella cura di altre infezioni? Potrebbero essere utilizzati per contrastare le patologie legate alla vecchiaia.Nel mondo occidentale ogni dieci anni la speranza di vira aumenta di 2,5 anni, ma le persone più anziane non sono in buona salute. Chi paga per curarle? É un problema, perchè i soldi accantonati durante la vita lavorativa non bastano più a coprire queste spese. Meglio quindi prevenire le patologie legate all'età , invece che curarle. Una corretta prevenzione include precise regole di vita, ma oggi si può fare di più. Possiamo testare lo stato di salute della persona e valutare i suoi fattori di rischio. Sono esami genetici ma anche misurazioni del livello di stress ossidante per rilevare le eventuali infezioni. L'uso massiccio di antibiotici nei decenni passati, ha sviluppato nuove forme di resistenza nei batteri. Si nascondono all'interno delle cellule, mutano geneticamente, o assumono forme di resistenza fisica, organizzandosi in colonie e producendo biofilm. Recentemente sono stati scoperti "nanobatteri", batteri più piccoli dei virus.
Sono tutte strategie per sottrarsi al sistema immunitario e continuare ad avere effetti patogeni. Il fattore infettivo è importante nel cancro, nelle malattie del cervello, nell'artrite, tutte malattie mulrifattoriali. Se abbiamo un fattore sul quale agire, possiamo combatterle. La mia idea è trovare queste piccole infezioni quando la persona è ancora giovane, tramite test che misurano lo stress ossidante, e curarle subito per evitare che si sviluppino più tardi in forme più gravi. Avremmo anziani più sani, più attivi e quindi più felici.
Torniamo allo stress ossidante. Quali sono altri fattori che lo provocano?può essere provocato anche dal fumo, dagli inquinanti, dai prodotti chimici di cui siamo circondati. Probabilmente anche dalle onde elettromagnetiche prodotte dai trasmettitori, dai ripetitori, dalle antenne dei telefonini, dalle linee elettriche. Anche l'invecchiamento in sà© provoca stress ossidante. I radicali liberi di cui ora si parla tanto non sono altro che i prodotti dello stress ossidante. Tutti noi a partire dai 4550 anni cominciamo a produrne, come una macchina vecchia produce sempre più sostanze inquinanti. Ecco la necessità di mangiare molta verdura e frutta, che contengono vitamine antiossidanti, ed eventualmente di assumere tarmaci antiossidanti. Comunque ne esistono molti altri, come il glurarione americano. Tutti gli antiossidanti combattono i radicali liberi e dunque hanno una spiccata azione antiinvecchiamento.
Quali altri consigli darebbe a una persona che ha superato i 50 anni per aiutarla a invecchiare bene? Di andare nei centri di medecina preventiva e misurare lo stress ossidante, anche se per il momento non possiamo dire che i test siano completi. Ma è l'avvenire della medicina, e ci stiamo lavorando. Presto sarà possibile fare questi test anche in Italia, perchè già esistono vari progetti in tal senso. Le idee circolano, ma poi ci vuole un po' di tempo per metterle in pratica. Impariamo ad andare dal medico non quando siamo malati, ma prima. Per avere un miglioramento della qualità della vita bisogna dunque cambiare la mentalità di tutti. Prevenire è sempre meglio che curare.
Mappa mondiale di un "flagello" al femminileDal rapporto (presentato durante la Giornata mondiale contro l'Aids, tenutasi lo scorso mese di dicembre, è emerso un dato sorprendente quanto allarmante: le persone più colpite sono le donne.
Malati di sesso femminile nel 2004:
48% dei malati nel mondo
57% dei malati nell'Africa SubSahariana
25% dei malati nell'America del Nord
36% dei malati in America Latina 30% dei malati in Asia meridionale 22% dei malati in Asia orientale 25% dei malati in Europa occidentale 34% dei malati in Europa orientale e in Russia
Decessi dovuti all'Aids:
25 milioni negli ultimi vent'anni
Decessi dovuti all'Aids nel 2004:
3,1 milioni nel mondo
Numero di infettati nel 2004:
4,9 milioni nel mondo
Autore: Redazione Medicina33.com
Sono passati più di vent'anni da quando, in un giorno del febbraio 1983, il virologo Lue Montagnier scoprଠil virus che provoca l'Aids e conquistಠfama mondiale. Ma siamo ancora lontani da una vittoria sul virus. Per fare il punto sulla situazione abbiamo incontrato il prof. Montagnier all'Unesco, nella sede della Fondazione Mondiale Ricerca e Prevenzione dell'Aids, di cui è presidente. Prof. Montagnier, le attuali terapie contro l'Aids, dette antiretrovirali (Arv), permettono solo di allungare la sopravvivenza dei malati. Ci sono speranze di nuovi formaci? La mortalità è diminuita del 90%. C'è stato quindi un grande progresso terapeutico che permette a migliala malati di vivere. Sono solo otto anni che stiamo usando questi tarmaci e ancora non si può dire quanti anni di vita regalino in più. Tuttavia è un progresso, perchè una persona curata è meno contagiosa. L'importante non è tanto sradicare il virus, ma tenerlo sotto controllo.
Nel rapporto Unaids 2004 si legge che in Africa si è molto lontani da questo obiettivo, perchè solo il 7% dei malati viene curato. Ci sono due fattori da considerare. Innanzitutto, finchà© il sistema immunitario è in grado di fronteggiare il virus non si somministra la triterapia (le triterapie sono una potente combinazione di Arv, note come "cocktail di tarmaci", n.d.r.) altrimenti c'è il rischio che più tardi si sviluppino delle resistenze al virus. Quindi solo il 10 % dei pazienti sieropositivi subisce una terapia. Il secondo problema rispetto all'Africa è di natura sociale. Se un africano è infettato, generalmente non lo vuole sapere, perchè poi la società lo rifiuterebbe. In Africa l'Aids è tabà¹, e ci si rivolge al medico solo a uno stadio molto avanzato della malattia. Il 10% degli abitanti della città di Abidjan è contagiato, 300.000 malati di cui solo 3.000 sono curati. Se riuscissimo a proporre ai malati un trattamento intermedio, prima della triterapia, l'Aids diventerebbe una malattia come un'altra, e sarebbe vissuta meno drammaticamente. D'altra parte in Africa esistono altri ostacoli di natura culturale, come l'avversione ai preservativi. In alcuni paesi gli uomini credono che accoppiandosi con una vergine guariranno dall'Aids. Ecco perchè bisogna combattere la poverta e fare campagne per l'emancipazione femminile.
A che punto siamo col vaccino?
Tutti i tentativi di trovare un vaccino studiando le parti più variabili del virus si sono rivelati un fallimento. Il virus dell'Aids fa come il torero che agita il panno rosso davanti al toro: mostra le sue parti più mutevoli, cercando di ingannare il sistema immunitario. Invece, quelle parti che usa per attaccare le cellule sono poco variabili e nascoste, ed è su quelle che bisogna concentrare le ricerche. La nostra Fondazione si muove in questa direzione. Un'altra possibilità è trovare un vaccino terapeutico, che agisca cioè sulle persone già infette. Il sistema immunitario dev'essere messo in grado di controllare da solo l'infezione virale. Con la somministrazione di antiossidanti, si può neutralizzare lo stress ossidante. Quando il sistema immunitario si è benrafforzato, si potrebbe somministrare il vaccino e sospendere la triterapia.
Gli ossidanti prodotti in quantità eccessiva inducono uno stress biochimico, chiamato ossidante, che porta alla morte delle cellule. Le infezioni inducono uno stress ossidante, ma è vero anche l'inverso: uno stato di stress ossidante favorisce l'infezione, perchè indebolisce il sistema immunitario. In Africa le persone hanno un alto livello di stress ossidante, perchè sono esposte a molti agenti infettivi, e perchè sono malnutrite. Se si potessero somministrare antiossidanti, in Africa per esempio c'è l'olio di palma rosso, il contagio dell'Aids diminuirebbe.
Gli antiossidanti hanno un ruolo anche nella cura di altre infezioni? Potrebbero essere utilizzati per contrastare le patologie legate alla vecchiaia.Nel mondo occidentale ogni dieci anni la speranza di vira aumenta di 2,5 anni, ma le persone più anziane non sono in buona salute. Chi paga per curarle? É un problema, perchè i soldi accantonati durante la vita lavorativa non bastano più a coprire queste spese. Meglio quindi prevenire le patologie legate all'età , invece che curarle. Una corretta prevenzione include precise regole di vita, ma oggi si può fare di più. Possiamo testare lo stato di salute della persona e valutare i suoi fattori di rischio. Sono esami genetici ma anche misurazioni del livello di stress ossidante per rilevare le eventuali infezioni. L'uso massiccio di antibiotici nei decenni passati, ha sviluppato nuove forme di resistenza nei batteri. Si nascondono all'interno delle cellule, mutano geneticamente, o assumono forme di resistenza fisica, organizzandosi in colonie e producendo biofilm. Recentemente sono stati scoperti "nanobatteri", batteri più piccoli dei virus.
Sono tutte strategie per sottrarsi al sistema immunitario e continuare ad avere effetti patogeni. Il fattore infettivo è importante nel cancro, nelle malattie del cervello, nell'artrite, tutte malattie mulrifattoriali. Se abbiamo un fattore sul quale agire, possiamo combatterle. La mia idea è trovare queste piccole infezioni quando la persona è ancora giovane, tramite test che misurano lo stress ossidante, e curarle subito per evitare che si sviluppino più tardi in forme più gravi. Avremmo anziani più sani, più attivi e quindi più felici.
Torniamo allo stress ossidante. Quali sono altri fattori che lo provocano?può essere provocato anche dal fumo, dagli inquinanti, dai prodotti chimici di cui siamo circondati. Probabilmente anche dalle onde elettromagnetiche prodotte dai trasmettitori, dai ripetitori, dalle antenne dei telefonini, dalle linee elettriche. Anche l'invecchiamento in sà© provoca stress ossidante. I radicali liberi di cui ora si parla tanto non sono altro che i prodotti dello stress ossidante. Tutti noi a partire dai 4550 anni cominciamo a produrne, come una macchina vecchia produce sempre più sostanze inquinanti. Ecco la necessità di mangiare molta verdura e frutta, che contengono vitamine antiossidanti, ed eventualmente di assumere tarmaci antiossidanti. Comunque ne esistono molti altri, come il glurarione americano. Tutti gli antiossidanti combattono i radicali liberi e dunque hanno una spiccata azione antiinvecchiamento.
Quali altri consigli darebbe a una persona che ha superato i 50 anni per aiutarla a invecchiare bene? Di andare nei centri di medecina preventiva e misurare lo stress ossidante, anche se per il momento non possiamo dire che i test siano completi. Ma è l'avvenire della medicina, e ci stiamo lavorando. Presto sarà possibile fare questi test anche in Italia, perchè già esistono vari progetti in tal senso. Le idee circolano, ma poi ci vuole un po' di tempo per metterle in pratica. Impariamo ad andare dal medico non quando siamo malati, ma prima. Per avere un miglioramento della qualità della vita bisogna dunque cambiare la mentalità di tutti. Prevenire è sempre meglio che curare.
Mappa mondiale di un "flagello" al femminileDal rapporto (presentato durante la Giornata mondiale contro l'Aids, tenutasi lo scorso mese di dicembre, è emerso un dato sorprendente quanto allarmante: le persone più colpite sono le donne.
Malati di sesso femminile nel 2004:
48% dei malati nel mondo
57% dei malati nell'Africa SubSahariana
25% dei malati nell'America del Nord
36% dei malati in America Latina 30% dei malati in Asia meridionale 22% dei malati in Asia orientale 25% dei malati in Europa occidentale 34% dei malati in Europa orientale e in Russia
Decessi dovuti all'Aids:
25 milioni negli ultimi vent'anni
Decessi dovuti all'Aids nel 2004:
3,1 milioni nel mondo
Numero di infettati nel 2004:
4,9 milioni nel mondo
Autore: Redazione Medicina33.com