Sembra che la pressione bassa, evitando sovraffaticamenti all'apparato circolatorio, crei le condizioni che predispongono a una vita più lunga del normale.
Pompato continuamente dal cuore, in modo intermittente, il sangue circola all'interno dei vasi (passando dapprima nelle arterie, quindi nei capillari - dove avvengono gli scambi gassosi - e infine nelle vene, che lo riconducono al cuore) con una pressione variabile ritmicamente, via via più bassa e uniforme procedendo dal centro verso la periferia. Nelle arterie, dove a causa della vicinanza del cuore è più direttamente risentito l'effetto delle contrazioni cardiache, il sangue scorre in maniera pulsante (come risulta evidente quando una ferita danneggia uno di questi vasi, provocando una emorragia): la pressione oscilla quindi ciclicamente tra un valore massimo - corrispondente alla contrazione del cuorè (sistole), e detto perciò pressione sistolica - e uno minimo, che corrisponde al momento in cui, non contraendosi il cuore (diastole), l'unica spinta è fornita al sangue dall'elasticità delle pareti arteriose;questo valore viene detto pressione diastolica. Nei capillari e nelle vene, a causa soprattutto dell'attrito, la pressione si abbassa notevolmente e il flusso diviene continuo: la fuoriuscita di sangue da una lesione di questi vasi è infatti più lenta e non ha carattere intermittente.
perchè possa essere considerata normale, la pressione arteriosa non deve superare i 140 mm di mercurio nel valore massimo e i 90 in quello minimo. Valori più bassi di questi, fino a 90 mm di mercurio per la massima e 55 per la minima, rientrano nella normalità ; al di sotto di essi interviene invece una condizione detta ipotensione, che può manifestarsi in modo acuto o cronico. Nel primo caso l'abbassamento di pressione - che può essere provocato da una improvvisa dilatazione dei vasi sanguigni, da una anomala attività cardiaca, da una forte emorragia, e così via - è in genere di breve durata, e può accompagnarsi ad annebbiamenti della vista, vertigini, ronzii agli orecchi, svenimenti, che a volte rendono opportuno l'intervento del medico. Un tipo particolare di ipotensione acuta è quella cosiddetta ortostatica, che si manifesta in alcune persone passando dalla posizione coricata a quella eretta, e dipende in genere da un insufficiente funzionamento dei meccanismi di adattamento dello stato pressorio; qualora essa si presenti frequentemente sarà bene rivolgersi a un medico.
L'ipotensione cronica, che ha invece carattere duraturo, in qualche circostanza deriva da malattie in corso, convalescenze e così via, mentre in altre occasioni non appare connessa con nessuno stato patologico. Specie in quest'ultimo caso, tale condizione generalmente non determina disturbi - se non, a volte, una certa stancabilità e lievi inconvenienti nella circolazione periferica - e non rende necessaria di per sà© una terapia. Essa non deve quindi generare preoccupazioni, ne essere evocata - come spesso avviene - quale causa di problemi con i quali nella maggior parte dei casi non ha alcuna attinenza; sembra anzi che la pressione bassa, evitando sovraffaticamenti all'apparato circolatorio, crei lecondizioni che predispongono a una vita più lunga del normale.
Diversa è la situazione quando la pressione supera abitualmente i valori limite della normalità , specie se la massima si colloca sopra i 160 millimetri di mercurio e la minima sopra i 95: in questo caso si determina una ipertensione, condizione che può avere conseguenze molto gravi su organi come il cuore, il cervello, il rene e l'occhio, risultando in questo modo una delle principali cause di invalidità e di morte. L'ipertensione - che nella grande maggioranza dei casi non ha cause determinanti individuabili, ed è detta allora essenziale -colpisce circa il 15-20 per cento degli italiani, il 60 per cento dei quali non sa di esserne affetto: in molti casi, infatti, la pressione elevata non produce sintomi per numerosi anni. Per questo motivo, l'unico modo per evidenziare l'ipertensione è quello di sottoporsi periodicamente a una misurazione della pressione (Controlli medici periodici ), che può essere effettuata dal medico o dal farmacista; disponendo dello strumento necessario, la rilevazione può essere eseguita anche in casa.
Qualora si riscontrino valori di pressione superiori a quelli normali, è, necessario rivolgersi al proprio medico (se non è egli stesso a effettuare la misurazione), affinchè decida se e come attuare una terapia;nel caso in cui il medico prescriva farmaci, il loro uso - destinato probabilmente a protrarsi per tutta la vita - dovrà essere metodico e costante, se si vorrà evitare l'insorgenza dei gravi disturbi provocati dall'ipertensione, che possono giungere fino all'infarto, all'insufficienza renale, alla paralisi o alla cecità .
Oltre a seguire scrupolosamente la terapia farmacologica, è necessario che le persone ipertese (cioè affette da pressione alta) si sottopongano a un regime igienico e alimentare tale da minimizzare - o quanto meno non incrementare - il loro rialzo pressorio. É per esempio necessario eliminare, o almeno limitare notevolmente il fumo , dato che la nicotina danneggia le pareti delle arterie, determinando o aggravando stati di ipertensione. Considerato poi che il sovrappeso e l'elevata concentrazione nel sangue di colesterolo favoriscono i rialzi di pressione, occorre ridurre l'apporto calorico (Calorie ), e in particolare limitare l'assunzione di grassi, specie quelli animali, dei carboidrati e degli alcoolici.
É opportuno poi rinunciare ad alcuni alimenti, quali i formaggi fermentati e i vini tipo Chianti, i quali contengono la tiramina, un composto che provoca aumento di pressione; anche il consumo di caffè dovrebbe essere limitato. L'assunzione del normale sale da cucina (cloruro di sodio) andrebbe il più possibile contenuta, ed eventualmente sostituita da quella di cloruro di potassio o altri sali, presenti negli integratori salini per ipertesi disponibili sul mercato.Una moderata attività fisica può contribuire, infine, a ridurre l'ipertensione, così come una condotta di vita che allontani quanto più possibile lo stress . Quest'ultimo è infatti uno dei fattori favorenti il rialzo della pressione, al quale predispongono anche, oltre agli agenti già citati, l'ereditarietà (i figli di ipertesi sono particolarmente esposti all'ipertensione) e l'età (gli anziani presentano più frequentemente che i giovani una pressione elevata).
Autore: Redazione Medicina33.com
perchè possa essere considerata normale, la pressione arteriosa non deve superare i 140 mm di mercurio nel valore massimo e i 90 in quello minimo. Valori più bassi di questi, fino a 90 mm di mercurio per la massima e 55 per la minima, rientrano nella normalità ; al di sotto di essi interviene invece una condizione detta ipotensione, che può manifestarsi in modo acuto o cronico. Nel primo caso l'abbassamento di pressione - che può essere provocato da una improvvisa dilatazione dei vasi sanguigni, da una anomala attività cardiaca, da una forte emorragia, e così via - è in genere di breve durata, e può accompagnarsi ad annebbiamenti della vista, vertigini, ronzii agli orecchi, svenimenti, che a volte rendono opportuno l'intervento del medico. Un tipo particolare di ipotensione acuta è quella cosiddetta ortostatica, che si manifesta in alcune persone passando dalla posizione coricata a quella eretta, e dipende in genere da un insufficiente funzionamento dei meccanismi di adattamento dello stato pressorio; qualora essa si presenti frequentemente sarà bene rivolgersi a un medico.
L'ipotensione cronica, che ha invece carattere duraturo, in qualche circostanza deriva da malattie in corso, convalescenze e così via, mentre in altre occasioni non appare connessa con nessuno stato patologico. Specie in quest'ultimo caso, tale condizione generalmente non determina disturbi - se non, a volte, una certa stancabilità e lievi inconvenienti nella circolazione periferica - e non rende necessaria di per sà© una terapia. Essa non deve quindi generare preoccupazioni, ne essere evocata - come spesso avviene - quale causa di problemi con i quali nella maggior parte dei casi non ha alcuna attinenza; sembra anzi che la pressione bassa, evitando sovraffaticamenti all'apparato circolatorio, crei lecondizioni che predispongono a una vita più lunga del normale.
Diversa è la situazione quando la pressione supera abitualmente i valori limite della normalità , specie se la massima si colloca sopra i 160 millimetri di mercurio e la minima sopra i 95: in questo caso si determina una ipertensione, condizione che può avere conseguenze molto gravi su organi come il cuore, il cervello, il rene e l'occhio, risultando in questo modo una delle principali cause di invalidità e di morte. L'ipertensione - che nella grande maggioranza dei casi non ha cause determinanti individuabili, ed è detta allora essenziale -colpisce circa il 15-20 per cento degli italiani, il 60 per cento dei quali non sa di esserne affetto: in molti casi, infatti, la pressione elevata non produce sintomi per numerosi anni. Per questo motivo, l'unico modo per evidenziare l'ipertensione è quello di sottoporsi periodicamente a una misurazione della pressione (Controlli medici periodici ), che può essere effettuata dal medico o dal farmacista; disponendo dello strumento necessario, la rilevazione può essere eseguita anche in casa.
Qualora si riscontrino valori di pressione superiori a quelli normali, è, necessario rivolgersi al proprio medico (se non è egli stesso a effettuare la misurazione), affinchè decida se e come attuare una terapia;nel caso in cui il medico prescriva farmaci, il loro uso - destinato probabilmente a protrarsi per tutta la vita - dovrà essere metodico e costante, se si vorrà evitare l'insorgenza dei gravi disturbi provocati dall'ipertensione, che possono giungere fino all'infarto, all'insufficienza renale, alla paralisi o alla cecità .
Oltre a seguire scrupolosamente la terapia farmacologica, è necessario che le persone ipertese (cioè affette da pressione alta) si sottopongano a un regime igienico e alimentare tale da minimizzare - o quanto meno non incrementare - il loro rialzo pressorio. É per esempio necessario eliminare, o almeno limitare notevolmente il fumo , dato che la nicotina danneggia le pareti delle arterie, determinando o aggravando stati di ipertensione. Considerato poi che il sovrappeso e l'elevata concentrazione nel sangue di colesterolo favoriscono i rialzi di pressione, occorre ridurre l'apporto calorico (Calorie ), e in particolare limitare l'assunzione di grassi, specie quelli animali, dei carboidrati e degli alcoolici.
É opportuno poi rinunciare ad alcuni alimenti, quali i formaggi fermentati e i vini tipo Chianti, i quali contengono la tiramina, un composto che provoca aumento di pressione; anche il consumo di caffè dovrebbe essere limitato. L'assunzione del normale sale da cucina (cloruro di sodio) andrebbe il più possibile contenuta, ed eventualmente sostituita da quella di cloruro di potassio o altri sali, presenti negli integratori salini per ipertesi disponibili sul mercato.Una moderata attività fisica può contribuire, infine, a ridurre l'ipertensione, così come una condotta di vita che allontani quanto più possibile lo stress . Quest'ultimo è infatti uno dei fattori favorenti il rialzo della pressione, al quale predispongono anche, oltre agli agenti già citati, l'ereditarietà (i figli di ipertesi sono particolarmente esposti all'ipertensione) e l'età (gli anziani presentano più frequentemente che i giovani una pressione elevata).
Autore: Redazione Medicina33.com