Respirazione artificiale
La respirazione artificiale è una tecnica di pronto intervento volta ad affrontare uno stato di asfissia che impedisce la respirazione e mette in pericolo di vita (annegamento, strangolamento, impiccagione, folgorazione ecc.). Tra i vari metodi seguiti ricordiamo: metodo Sylvester: si corica l'infortunato in posizione supina con il torace lievemente rialzato, disponendo dietro la schiena un cuscino o altro in modo che il capo ricada all'indietro. Dopo essersi accertati che la lingua non sia rilassata in modo da occludere la laringe, afferrare, meglio se in due persone, le braccia del paziente al gomito e al polso e sollevarle verticalmente per poi farle congiungere al disopra del capo. In tal modo si provoca meccanicamente l'inspirazione.
All'espirazione si provvede poi abbassando le braccia del paziente sul petto fino a comprimere il torace, determinando la fuoriuscita dell'aria. Il numero degli atti respiratori deve essere più o meno quello normale (15-18 al minuto primo nell'adulto, 20-24 nel bambino); una variante è il metodo Galliano dove la respirazione artificiale può essere praticata anche da un solo soccorritore. La posizione è identica a quella usata nel metodo Sylvester; l'inspirazione si provoca sollevando le braccia verticalmente per poi farle congiungere dietro la nuca. Per provocare l'espirazione poi, l'operatore, postosi di fronte al paziente, gli comprime il torace col palmo delle mani.
Il numero degli atti respiratori artificiali è sempre di 15-18 al minuto primo; metodo Virdia-Schafer: è il più razionale. Il paziente va posto bocconi su di una coperta, con un cuscino all'altezza dell'epigastrio, la testa ruotata da un lato. Il soccorritore si posiziona in ginocchio fra le sue gambe del paziente; le sue mani sono appoggiate a palme aperte sulle ultime cestole dell'infortunato e su queste preme ritmicamente con tutto il peso del proprio corpo.
Il soggetto compie passivamente atti respiratori, il ritorno elastico delle pareti polmonari assicura l'inspirazione. Ultimo metodo infine è quello cosiddetto bocca a bocca in cui il soccorritore inspira ed espira direttamente l'aria polmonare dalla sua bocca in quella del paziente, disposto supino e con la testa all'indietro.
Autore: Redazione Medicina33.com
All'espirazione si provvede poi abbassando le braccia del paziente sul petto fino a comprimere il torace, determinando la fuoriuscita dell'aria. Il numero degli atti respiratori deve essere più o meno quello normale (15-18 al minuto primo nell'adulto, 20-24 nel bambino); una variante è il metodo Galliano dove la respirazione artificiale può essere praticata anche da un solo soccorritore. La posizione è identica a quella usata nel metodo Sylvester; l'inspirazione si provoca sollevando le braccia verticalmente per poi farle congiungere dietro la nuca. Per provocare l'espirazione poi, l'operatore, postosi di fronte al paziente, gli comprime il torace col palmo delle mani.
Il numero degli atti respiratori artificiali è sempre di 15-18 al minuto primo; metodo Virdia-Schafer: è il più razionale. Il paziente va posto bocconi su di una coperta, con un cuscino all'altezza dell'epigastrio, la testa ruotata da un lato. Il soccorritore si posiziona in ginocchio fra le sue gambe del paziente; le sue mani sono appoggiate a palme aperte sulle ultime cestole dell'infortunato e su queste preme ritmicamente con tutto il peso del proprio corpo.
Il soggetto compie passivamente atti respiratori, il ritorno elastico delle pareti polmonari assicura l'inspirazione. Ultimo metodo infine è quello cosiddetto bocca a bocca in cui il soccorritore inspira ed espira direttamente l'aria polmonare dalla sua bocca in quella del paziente, disposto supino e con la testa all'indietro.
Autore: Redazione Medicina33.com