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Primi Farmaci Contro l'Alzheimer: Speranze e Necessità di Cautela

Primi Farmaci Contro l'Alzheimer: Speranze e Necessità di Cautela

"I primi farmaci contro l'Alzheimer recentemente approvati negli Stati Uniti si presentano come una svolta cruciale nella battaglia contro questa malattia, ma è necessario procedere con cautela", afferma Michele Vendruscolo, professore di Biofisica presso l'Università di Cambridge. Le proiezioni del World Alzheimer Report 2023 indicano che nei prossimi 25 anni la malattia potrebbe colpire fino a 139 milioni di persone in tutto il mondo, con costi previsti che passeranno da 1,3 miliardi di dollari nel 2019 a oltre 2,8 miliardi nel 2030.

"Attualmente, le terapie si trovano ancora nelle fasi iniziali", spiega Vendruscolo. "Sebbene siano state approvate negli Stati Uniti per l'uso clinico, l'entità degli effetti collaterali non è stata ancora completamente compresa. È noto che esistono e sono anche potenzialmente pericolosi, quindi è necessario essere cauti." Tuttavia, aggiunge, "l'approvazione di due farmaci iniziali che possono modificare il corso della malattia rappresenta un notevole avanzamento dal punto di vista terapeutico".

"I due anticorpi approvati per l'uso clinico negli Stati Uniti" segnano "una grande transizione dal momento in cui non c'erano farmaci disponibili a una fase in cui iniziano ad apparire", afferma il biofisico. Al contrario, l'Europa è ancora in attesa: l'Agenzia europea del farmaco "non li ha ancora approvati, quindi non sono disponibili. Tuttavia, potrebbero diventare disponibili in futuro, o nei prossimi anni potrebbero essere disponibili farmaci con un meccanismo d'azione simile. La tempistica è difficile da stabilire." Sarà necessario recarsi negli Stati Uniti per accedere a questi farmaci? "Non sono sicuro che sia possibile viaggiare negli Stati Uniti per acquistarli o acquistarli direttamente negli Stati Uniti. In ogni caso, è importante prestare attenzione agli effetti collaterali", sottolinea Vendruscolo.

Dal punto di vista degli investimenti, l'Europa "tradizionalmente non è paragonabile agli Stati Uniti, ma potremmo comunque aspettarci uno sviluppo simile nei prossimi anni" nel Vecchio Continente. Riguardo a una cura per l'Alzheimer, il biofisico osserva che "dobbiamo considerare un progresso graduale, con farmaci sempre più efficaci". Potrebbe verificarsi uno sviluppo delle terapie paragonabile a quello avvenuto nel trattamento dei tumori: "50 anni fa, una diagnosi di cancro rappresentava una sentenza di morte, mentre oggi in molti casi c'è qualcosa che può essere fatto. La stessa prospettiva potrebbe applicarsi alla demenza".



Autore: Redazione Medicina33.com