Oltre 300.000 gli italiani con un tumore del sangue: fondamentale migliorare la loro qualità di vita.
Oltre 300.000 gli italiani con un tumore del sangue: fondamentale migliorare la loro qualità di vita. I beneficifisici e psicologici dell’attività fisica e delle terapie integrate nel nuovo webtalk di Oncowellness
È disponibile sulla piattaforma gratuita Oncowellness il secondo webtalk dedicato ai benefici dell’attività fisica e il ruolo delle terapie integrate per i tumori del sangue che vede la partecipazione di specialisti dell’oncoematologia e dell’attivitàfisica e riabilitazione insieme all’AIL.
In Italia si registrano 2.150 nuovi casi/anno di linfoma di Hodgkin, 13.200 nuovi casi/annodi linfoma non Hodgkin e 8.000 nuovi casi/anno di leucemia.
La piattaforma Oncowellness, disponibile al sito www.oncowellness.it,
è interamente dedicata al benessere psico-fisico delle persone con storia di tumore
con trainer certificati, schede di allenamento e video-tutorial.
Roma, 28 settembre 2022 – Attualmente in Italia i pazienti che convivono con un tumore del sangue sono oltre 300.000: 67.000 pazienti con un linfoma di Hodgkin, 156.000 con un linfoma non Hodgkin e circa 85.000 con leucemia. Diventa quindi imprescindibile migliorare la loro qualità di vita e il loro benessere psico-fisico durante tutto il percorso di cura e questo si può ottenere anche con l’inserimento dell’attività fisica come trattamento non farmacologico complementare.
Una regolare attività fisica, controllata dal proprio medico oncologo e preceduta da una riabilitazione adeguata, incrementa la capacità aerobica, aumenta la resistenza e la forza fisica, il senso di benessere e l’autostima ed è in grado di contrastare alcuni degli effetti collaterali associati al tumore e ai trattamenti.
È questo il tema principale del webtalk “Il ruolo delle terapie integrate nei tumori del sangue”, disponibile online su Oncowellness (www.oncowellness.it), che vede la partecipazione di Elisabetta Abruzzese, Dirigente medico di Ematologia presso l’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, Maria Christina Cox, Medico Ematologo, Dirigente medico I livello, Azienda Ospedaliera Sant'Andrea, Delegato AIL, Gabriella De Benedetta, Dirigente Psicologo presso UOSC Ematologia dell'Istituto Nazionale Tumori di Napoli e Vice Presidente SIPO – Società Italiana di Psico-Oncologia e Isabella Springhetti, Direttore Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica, Sezioni Neuromotoria e Oncologica, ICS Maugeri Spa Società Benefit – IRCCS Pavia.
Oncowellness è una piattaforma digitale con trainer certificati, schede di allenamento e video-tutorial che aiuteranno i pazienti nel loro percorso di cura, con un focus specifico su quattro tipologie di tumori: tumori genitourinari, tumore al seno, tumore del polmone e tumori del sangue. Il progetto è promosso da Pfizer insieme a una coalition di esperti che riunisce le competenze di specialisti dell'oncologia, dell'oncoematologia, della psico-oncologia, della riabilitazione oncologica, dell'educazione motoria e trainer certificati e con la collaborazione di AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma, Europa Donna Italia, IncontraDonna Onlus, Susan G. Komen Italia, PaLiNUro – Pazienti Liberi da Neoplasie Uroteliali e WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe.
I tumori del sangue, focus del secondo webtalk di Oncowellness, registrano 2.150 nuovi casi/anno di linfoma di Hodgkin, 13.200 nuovi casi/anno di linfoma non Hodgkin e 8.000 nuovi casi/anno di leucemia. Diverse evidenze scientifiche, che iniziano a essere corpose anche per i pazienti con linfomi, leucemie acute e croniche, dimostrano come l’attività fisica può avere un ruolo rilevante durante il percorso di cura nel diminuire gli effetti collaterali delle terapie.
«L’attività fisica sicuramente può avere un ruolo estremamente importante sia nella fase iniziale, in cui c’è la diagnosi, la comunicazione al paziente, e l’inizio delle terapie che spesso comportano effetti collaterali a breve e medio termine, che nella fase successiva, anche a distanza di 8-10 anni, quando purtroppo possono manifestarsi altri effetti collaterali – spiega Maria Christina Cox, Medico Ematologo, Dirigente medico I livello, Azienda Ospedaliera Sant'Andrea, Delegato AIL – parliamo della cardiotossicità, della neuropatia periferica, di disturbi psicologici ed emotivi che sono estremamente importanti in quanto la nostra salute e l’identità della persona è una, fisico e mente. L’esercizio fisico ha dimostrato, sia con studi randomizzati che prospettici e longitudinali, un ruolo importante per prevenire, mitigare e rendere meno gravi gli effetti potenzialmente tossici sui vari organi e apparati. L’esercizio fisico si sta dimostrando prezioso anche per la sindrome chiamata chemo-brain che comprende difetti cognitivi che possono insorgere in pazienti che fanno alcuni tipi di chemioterapie».
L’attività fisica rientra nell’approccio olistico che oggi viene sempre più applicato nel percorso di cura dei pazienti con un tumore del sangue per migliorare la loro qualità di vita. «Soltanto negli ultimi anni abbiamo imparato a considerare il paziente nella sua interezza e non solo come un organo o un apparato che non funziona. I tre punti fondamentali che si hanno nella patologia ematologica sono la riduzione della massa muscolare, legata spesso all’inattività ma anche ai lunghi tempi di ricovero, una diminuzione del tono calcico, per l’utilizzazione del cortisone, e anche un importante effetto sul sistema cardio-respiratorio – illustra Elisabetta Abruzzese, Dirigente medico di Ematologia presso l’Ospedale Sant’Eugenio di Roma – i benefici dell’attività fisica sono in primis nella gestione dei sintomi, aspetto importante non soltanto per i bambini e per le persone anziane ma anche per le persone di età media-intermedia in quanto è la fascia d’età che beneficia del rapido recupero per quanto riguarda una ripresa rapida dell’attività funzionale e lavorativa; quindi, è un bene non solo per il paziente ma anche per la società, e non dimentichiamo poi quello che è il beneficio psicologico dell’attività fisica».
Un aspetto fondamentale nel percorso di cura è anche la sinergia tra l’attività fisica e la riabilitazione. «Uno degli obiettivi della riabilitazione è il lavoro sul sistema cardiomuscolare, un altro è l’apparato scheletrico che viene coinvolto in questi pazienti in determinate fasi, così come il sistema nervoso centrale e periferico – dichiara Isabella Springhetti, Direttore Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica, Sezioni Neuromotoria e Oncologica, ICS Maugeri Spa Società Benefit – IRCCS Pavia – si interviene con l’esercizio terapeutico che si differenzia completamente dall’attività fisica. È un esercizio più di apprendimento che non di forza, e va seguito dal fisioterapista con regole applicative, intensità, durata, regolarità diverse dall’attività fisica. È uno strumento che va di pari passo con l’attività del chirurgo e con la tecnologia, nelle condizioni non infrequenti in cui è necessaria la stabilizzazione di segmenti del corpo, mi riferisco alla colonna vertebrale o a interventi sulle ossa lunghe come può capitare nei pazienti oncoematologici. Naturalmente un altro problema importante in determinate fasi vicine ai trattamenti e a situazioni molto impegnative come i trapianti, sono gli interventi sul sistema cardiovascolare che sono inizialmente riabilitativi, e il ruolo dell’esercizio fisico viene dopo ed è diverso».
I benefici della psicoterapia sono stati dimostrati in molti studi non solo a livello psicologico ma anche a livello fisico, così come sono stati dimostrati i benefici che l’attività fisica ha sul corpo ma anche sugli stati emotivi e psicologici. «L’attività fisica aiuta rispetto agli stati di ansia e depressione e anche tante altre condizioni emotive – dice Gabriella De Benedetta, Dirigente Psicologo presso UOSC Ematologia dell’Istituto Nazionale Tumori e Vice-Presidente SIPO - Società Italiana di Psico-Oncologia – per i pazienti oncoematologici nello specifico l’attività fisica aiuta a contrastare ma anche a contenere la neuropatia che è un effetto collaterale di alcuni farmaci, che è fastidioso ma alcune volte anche invalidante. Ad esempio, perdere la completa sensibilità o in gran parte dei piedi e delle mani comporta la perdita dell’autonomia. Senza mani diventa impossibile lavarsi, prepararsi, mangiare, diventa impossibile fare le cose proprio basilari. Sottolineo questo sintomo perché secondo me incide particolarmente nella qualità di vita dei pazienti ematologici. Poi è chiaro che l’attività fisica fa bene, ed è stato dimostrato, in particolar modo per la circolazione, la pressione, il cuore, le ossa, la muscolatura, ma anche rispetto a sintomi quali la fatigue, quindi la stanchezza cronica, il cui trattamento vede combinato un intervento di psicoterapia e attività fisica. È evidente la connessione e quindi la necessità di avere sempre di più terapie integrate».
La piattaforma Oncowellness, la prima interamente dedicata al benessere psico-fisico delle persone con storia di tumore, è accessibile in qualsiasi momento, senza necessità di registrarsi, ed è totalmente gratuita al link www.oncowellness.it
Autore: Redazione Medicina33.com