Sezione: Ortopedia

L'artrosi colpisce generalmente una o poche articolazioni e predilige le ginocchia, le anche e le articolazioni vertebrali, ossia le articolazioni più suscettibili al logoramento fisiologico

L'artosi è un processo degenerativo della cartilagine che riveste le estremità  ossee che compongono l'articolazione. Manca l'infiammazione propria delle artriti. Si distingue l'artrosi primitiva, che insorge per usura da invecchiamento nelle persone anziane, per condizioni genetiche predisponenti (caratteri familiari), disturbi del metabolismo nell'obesità , fattori ormonali (menopausa), fattori ambientali (clima eccessivamente umido), dall'artrosi secondaria, in cui il processo degenerativo articolare segue ad altre manifestazioni morbose che possono, ma non necessariamente, provocare danni alle articolazioni. Le malattie che danno artrosi secondarie sono: la gotta, alcune malattie del sistema nervoso come la tabe, la siringomielia e i loro esiti che determinano alterazioni della dinamica di talune articolazioni, malattie del sangue, tra le quali l'emofilia.

L'artrosi colpisce generalmente una o poche articolazioni e predilige le ginocchia, le anche e le articolazioni vertebrali, ossia le articolazioni più suscettibili al logoramento fisiologico.
Dal punto di vista anatomico la malattia è costituita da un processo degenerativo di fissurazioni delle cartilagini articolari che vanno incontro a sfibrillamento. L'osso sottostante alla cartilagine reagisce producendo nuovi strati ossei che ne alterano il profilo e quindi le normali funzioni. Questa attività  di neoproduzione ossea prende il nome di osteofitosi, mentre con "osteofila" si indica qualsiasi prominenza che si formasulle superfà¬ci articolari.

Ne conseguono modificazioni dell'aspetto delle giunture, che solitamente non conducono ad anchilosi, cioè a perdita della mobilità  articolare. Un'artrosi, in misura più O meno variabile, è quasi sempre riscontrabile nell'individuo che ha superato i 45 anni, ma è per lo più senza sintomi conclamati ed è dovuta al normale processo di invecchiamento. Diventa malattia quando insorgono dolori accentuati e limitazioni funzionali più o meno profonde. Non vi è febbre durante la comparsa del dolore, ne compromissione dello stato generale. L'artrosi delle vertebre colpisce preferibilmente il sesso maschile e il processo degenerativo è a carico dei dischi intervertebrali, cioè dei cuscinetti cartilaginei interposti tra vertebra e vertebra; questi cuscinetti perdono l'elasticità  e rimangono come schiacciati, mentre secondariamente le vertebre producono osso reattivo nel loro margine laterale che conferisce loro un aspetto a rocchetto. L'artrosi vertebrale, che colpisce la regione del collo, causa dolori irradiati al collo, alla nuca, alle spalle; quella del settore lombare, oltre ai dolori ai lombi, può provocare dolori a tipo sciatico per offesa alle radici nervose del nervo sciatico che si diramano originariamente dal tratto lombare del midollo spinale il quale decorre all'interno del canale vertebrale.

L'artrosi ha un'evoluzione lenta e non danneggia lo stato generale. La frequente lombalgia o dolore lombare mono o bilaterale è la manifestazione di un'artrosi vertebrale. Non esiste terapia in grado di far regredire l'artrosi, ma si può cercare di prevenirla o di ritardarne l'evoluzione. Il riposo, i preparati a base di iodio, zolfo, vitamina B1-B12 hanno un discreto effetto terapeutico. Importante il fattore del peso corporeo: un paziente obeso graverà  ancor più sull'articolazione colpita. Per combattere il dolore si usano i pirazolonici, il fenilbutazone e i derivati cortisonici. Il calore asciutto, la massoterapia e la roentgenterapia possono portare giovamento facilitando la circolazione e riducendo l'irritazione dei tessuti periarticolari. Nei casi più gravi si può ricorrere al trattamento chirurgico con sostituzione, mediante protesi, dell'articolazione colpita.

Autore: Redazione Medicina33.com