Ipertrofia prostatica: stent prostatici impiantati a permanenza e spirali intraprostratiche rimuovibili.
I pazienti con ipertrofia prostatica sono talvolta molto anziani, e con condizioni generali talmente scadute da non consentire una terapia chirurgica;negli ultimi anni sono stati sviluppati approcci meccanici alternativi al catetere a permanenza: le endoprotesi o stent prostatici. Questi dispositivi, nati per le stenosi vascolari e poi uretrali, se posizionati correttamente nell'uretra prostatica, permettono un allontanamento dei lobi prostatici ipertrofici realizzando una disostruzione di tipo meccanico. Questi stent vengono posizionati per mezzo di speciali applicatori, per lo più in anestesia locale, e consentono la ripresa minzionale in più del 90% dei casi.
Essi si dividono in due categorie:Stent prostatici impiantati a permanenza, sono costituiti da una rete espansibile di acciaio inossidabile o di titanio (attraverso la quale le cellule della parete urinaria crescono fino a coprire in modo permanente lo stent).Lo stent è collocato in un dispositivo di posizionamento endoscopico. E costituito da materiale inerte e biocompatibile; si tratta, di una lega intrecciata in modo da formare una rete tubulare. Le proprietà elastiche di questa endoprotesi permettono il suo fissaggio alla parete uretrale, prevenendone la migrazione. La sua forma particolare permette la crescita delle cellule della parete attraverso le maglie della rete, in modo che il tutore risulti completamente rivestito e non esposto all'urina. Al momento del rilascio la protesi si espande automaticamente fà¬no a raggiungere il diametro e la lunghezza massimi. Controindicazioni al posizionamento di questa endoprotesi sono: infezione urinaria in corso, tumore della vescica, calcoli vescicali, vescica atonica che non si contrae, o ipertonica che si contrae in modo scoordinato, tumore della prostata, precedente resezione transuretrale della prostata.
Un altro tipo di stent viene montato su un catetere a palloncino sgonfio e inserito sotto visione diretta con un cistoscopio. Quando è in posizione corretta, con l'estremità prossimale posta proprio sul collo vescicale e quella distale sul verum montanum, il palloncino viene gonfiato per espandere lo stent. Una volta che lo stent è posizionato, il palloncino viene sgonfiato e rimosso.Se gli stent vengono accidentalmente introdotti o dislocati in vescica, vanno rimossi con un dispositivo Fornito dalla ditta produttrice.Spirali intraprostratiche rimuovibili : una uretrocistoscopia viene eseguita preliminarmente. Viene misurata la lunghezza dell'uretra prostatica, come quando si impianta uno stent a permanenza. Va utilizzata una spirale lunga 10-15 mm più dello stent, per essere sicuri che la punta si proietti in vescica. Un catetere di tipo ureterale viene introdotto in vescica e la spirale, montata su di esso, viene così posizionata. La sua corretta posizione può essere controllata sia ecograficamente che cndoscopicamente. Se si deve rimuovere la spirale lo si fa endoscopicamente. Le complicanze sono rappresentate soprattutto da frequenza e urgenza della minzione, che possono essere severe; talvolta ci può essere anche incontinenza occasionale. Tali disturbi sono comuni nei primi 3-4 giorni, mentre si risolvono gradualmente dopo 3-4 settimane. Poichè le spirali intraprostatiche non vengono ricoperte dalle cellule della parete, esse possono dislocarsi a monte o a valle, richiedendo una correzione del posizionamento o una rimozione. La calcificazione e l'infezione persistentesono abbastanza comuni, come anche ematuria saltuaria e fastidio perineale. La persistenza di tali disturbi richiede la rimozione dello stent . II maggiore limite all'uso di questi dispositivi è dato dai disturbi irritativi dopo l'applicazione, che possono persistere anche per qualche mese, e dal loro elevalo costo.
Autore: Redazione Medicina33.com
Essi si dividono in due categorie:Stent prostatici impiantati a permanenza, sono costituiti da una rete espansibile di acciaio inossidabile o di titanio (attraverso la quale le cellule della parete urinaria crescono fino a coprire in modo permanente lo stent).Lo stent è collocato in un dispositivo di posizionamento endoscopico. E costituito da materiale inerte e biocompatibile; si tratta, di una lega intrecciata in modo da formare una rete tubulare. Le proprietà elastiche di questa endoprotesi permettono il suo fissaggio alla parete uretrale, prevenendone la migrazione. La sua forma particolare permette la crescita delle cellule della parete attraverso le maglie della rete, in modo che il tutore risulti completamente rivestito e non esposto all'urina. Al momento del rilascio la protesi si espande automaticamente fà¬no a raggiungere il diametro e la lunghezza massimi. Controindicazioni al posizionamento di questa endoprotesi sono: infezione urinaria in corso, tumore della vescica, calcoli vescicali, vescica atonica che non si contrae, o ipertonica che si contrae in modo scoordinato, tumore della prostata, precedente resezione transuretrale della prostata.
Un altro tipo di stent viene montato su un catetere a palloncino sgonfio e inserito sotto visione diretta con un cistoscopio. Quando è in posizione corretta, con l'estremità prossimale posta proprio sul collo vescicale e quella distale sul verum montanum, il palloncino viene gonfiato per espandere lo stent. Una volta che lo stent è posizionato, il palloncino viene sgonfiato e rimosso.Se gli stent vengono accidentalmente introdotti o dislocati in vescica, vanno rimossi con un dispositivo Fornito dalla ditta produttrice.Spirali intraprostratiche rimuovibili : una uretrocistoscopia viene eseguita preliminarmente. Viene misurata la lunghezza dell'uretra prostatica, come quando si impianta uno stent a permanenza. Va utilizzata una spirale lunga 10-15 mm più dello stent, per essere sicuri che la punta si proietti in vescica. Un catetere di tipo ureterale viene introdotto in vescica e la spirale, montata su di esso, viene così posizionata. La sua corretta posizione può essere controllata sia ecograficamente che cndoscopicamente. Se si deve rimuovere la spirale lo si fa endoscopicamente. Le complicanze sono rappresentate soprattutto da frequenza e urgenza della minzione, che possono essere severe; talvolta ci può essere anche incontinenza occasionale. Tali disturbi sono comuni nei primi 3-4 giorni, mentre si risolvono gradualmente dopo 3-4 settimane. Poichè le spirali intraprostatiche non vengono ricoperte dalle cellule della parete, esse possono dislocarsi a monte o a valle, richiedendo una correzione del posizionamento o una rimozione. La calcificazione e l'infezione persistentesono abbastanza comuni, come anche ematuria saltuaria e fastidio perineale. La persistenza di tali disturbi richiede la rimozione dello stent . II maggiore limite all'uso di questi dispositivi è dato dai disturbi irritativi dopo l'applicazione, che possono persistere anche per qualche mese, e dal loro elevalo costo.
Autore: Redazione Medicina33.com