Gli effetti collaterali dei tranquillanti sono relativi alla dipendenza e all'aumento delle dosi.
I tranquillanti sono farmaci destinati a combattere, con un'azione sedativa, disturbi quali l'ansia o l'insonnia , comuni nelle società come la nostra a causa dell'elevato stress che ne caratterizza la vita. Oltre a questi medicamenti, che vengono impiegati piuttosto diffusamente, la farmacologia definisce tranquillanti (maggiori, in contrapposizione ai precedenti, che vengono detti minori) anche i farmaci utilizzati contro disturbi psichici più gravi quali le psicosi, come tali usati assai meno frequentemente.
La prescrizione dei tranquillanti minori, come del resto quella dei tranquillanti maggiori, è sempre affidata al medico, alle indicazioni del quale è necessario attenersi scrupolosamente nell'uso, evitando di apportare a propria discrezione "aggiustamenti" alle dosi e al numero di somministrazioni: se una modifica della posologia si renderà opportuna, essa dovrà essere disposta dallo stesso medico, che potrà stabilirla in base a quanto riferito dal paziente circa gli effetti prodotti dalla cura.
A maggior ragione ci si dovrà astenere da assunzioni di propria iniziativa, magari di medicinali già presenti in casa.Il rispetto di queste avvertenze, necessario nell'uso di qualsiasi farmaco , diviene indispensabile con medicinali come i tranquillanti, che presentano una particolare pericolosità anche a causa della loro capacità di indurre dipendenza e tendenza ad aumentare le dosi. Tale effetto era caratteristico in maniera pronunciata di tranquillanti molto usati anni addietro, i barbiturici, e risultano meno accentuati nei composti attualmente utilizzati, praticamente tutti appartenenti alla categoria delle benzodiazepine; tuttavia pure questi ultimi, specie in seguito a un uso prolungato, possono provocare una certa dipendenza.
Anche per questo motivo è importante convincersi che la terapia con tranquillanti non può che avere carattere temporaneo:non bisogna quindi confidare mai in essa come in un rimedio definitivo, ma si deve considerare la cura solo come un ausilio per superare i periodi più critici; un ausilio dal quale occorrerà rendersi indipendenti prima possibile, anche perchè l'effetto terapeutico di questi farmaci tende nel tempo a ridursi, a causa dell'assuefazione.
L'uso dei tranquillanti - è questo un altro motivo che dovrebbe scoraggiarne un impiego indiscriminato - può determinare diversi effetti collaterali, alcuni dei quali in grado di modificare la stessa qualità della vita: le reazioni più comuni, specie ai dosaggi più elevati, sono costituite da appannamento dei riflessi - tale da ridurre per esempio l'attitudine alla guida o all'uso di macchine che richiedono elevata vigilanza -, sonnolenza, modificazioni del sonno.
L'associazione tra i tranquillanti e altri psicofarmaci è da evitare e, se necessaria, va effettuata sotto attento controllo del medico; durante il trattamento con tranquillanti occorre inoltre rinunciare agli alcolici, che potrebbero potenziarne o comunque modificarne l'azione. Farmaci ad azione blandamente sedativa, (a base di camomilla o valeriana), sono acquistabili anche senza ricetta medica.
Autore: Redazione Medicina33.com
La prescrizione dei tranquillanti minori, come del resto quella dei tranquillanti maggiori, è sempre affidata al medico, alle indicazioni del quale è necessario attenersi scrupolosamente nell'uso, evitando di apportare a propria discrezione "aggiustamenti" alle dosi e al numero di somministrazioni: se una modifica della posologia si renderà opportuna, essa dovrà essere disposta dallo stesso medico, che potrà stabilirla in base a quanto riferito dal paziente circa gli effetti prodotti dalla cura.
A maggior ragione ci si dovrà astenere da assunzioni di propria iniziativa, magari di medicinali già presenti in casa.Il rispetto di queste avvertenze, necessario nell'uso di qualsiasi farmaco , diviene indispensabile con medicinali come i tranquillanti, che presentano una particolare pericolosità anche a causa della loro capacità di indurre dipendenza e tendenza ad aumentare le dosi. Tale effetto era caratteristico in maniera pronunciata di tranquillanti molto usati anni addietro, i barbiturici, e risultano meno accentuati nei composti attualmente utilizzati, praticamente tutti appartenenti alla categoria delle benzodiazepine; tuttavia pure questi ultimi, specie in seguito a un uso prolungato, possono provocare una certa dipendenza.
Anche per questo motivo è importante convincersi che la terapia con tranquillanti non può che avere carattere temporaneo:non bisogna quindi confidare mai in essa come in un rimedio definitivo, ma si deve considerare la cura solo come un ausilio per superare i periodi più critici; un ausilio dal quale occorrerà rendersi indipendenti prima possibile, anche perchè l'effetto terapeutico di questi farmaci tende nel tempo a ridursi, a causa dell'assuefazione.
L'uso dei tranquillanti - è questo un altro motivo che dovrebbe scoraggiarne un impiego indiscriminato - può determinare diversi effetti collaterali, alcuni dei quali in grado di modificare la stessa qualità della vita: le reazioni più comuni, specie ai dosaggi più elevati, sono costituite da appannamento dei riflessi - tale da ridurre per esempio l'attitudine alla guida o all'uso di macchine che richiedono elevata vigilanza -, sonnolenza, modificazioni del sonno.
L'associazione tra i tranquillanti e altri psicofarmaci è da evitare e, se necessaria, va effettuata sotto attento controllo del medico; durante il trattamento con tranquillanti occorre inoltre rinunciare agli alcolici, che potrebbero potenziarne o comunque modificarne l'azione. Farmaci ad azione blandamente sedativa, (a base di camomilla o valeriana), sono acquistabili anche senza ricetta medica.
Autore: Redazione Medicina33.com