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Dazi sui farmaci: un rischio per l'industria e per i pazienti

Dazi sui farmaci: un rischio per l'industria e per i pazienti

L'introduzione di nuovi dazi sui prodotti farmaceutici potrebbe avere conseguenze gravi non solo per l'industria del settore, ma anche per i pazienti che dipendono da farmaci essenziali. La decisione annunciata dall'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump di applicare tariffe aggiuntive sui prodotti di importazione, compresi alcuni farmaceutici, ha sollevato preoccupazioni a livello globale.

Un equilibrio fragile in pericolo

L’esenzione dai dazi per i prodotti farmaceutici era stata stabilita da tempo dalle economie avanzate aderenti all'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) proprio per garantire il massimo accesso alle cure essenziali. Un eventuale cambiamento di questa politica potrebbe minare un equilibrio già fragile nella catena di approvvigionamento globale dei medicinali.

Stefano Collatina, presidente di Egualia – associazione che rappresenta le aziende produttrici di farmaci equivalenti, biosimilari e Value Added Medicines – ha espresso la sua preoccupazione in merito, sottolineando che "l'impatto reale delle misure per il comparto farmaceutico potrà essere valutato appieno solo nei prossimi giorni". Tuttavia, le prime indicazioni suggeriscono che un dazio del 10% sui prodotti di importazione potrebbe avere effetti negativi sull'intero settore.

Un mercato competitivo con margini ridotti

Il mercato dei farmaci generici e biosimilari è caratterizzato da volumi elevati e margini di profitto molto ridotti. Negli Stati Uniti, i farmaci generici rappresentano circa il 90% delle prescrizioni totali, e il loro valore di mercato è già in calo: negli ultimi cinque anni le vendite sono diminuite di circa 6,4 miliardi di dollari. L’introduzione di dazi sui principi attivi e sui medicinali importati aggraverebbe ulteriormente la situazione, aumentando i costi per i produttori e, di conseguenza, per i pazienti.

Una dipendenza difficile da riorganizzare

Gli Stati Uniti dipendono fortemente dalle importazioni di principi attivi per la produzione farmaceutica: il 70% delle materie prime proviene dall'estero, con il 15% importato dalla Cina, il 25% dall'Unione Europea e il 30% dall'India. Per alcune molecole essenziali utilizzate nel trattamento delle malattie croniche, l'Europa – e in particolare l’Italia – è l'unico fornitore.

Senza l'esenzione dai dazi, gli Stati Uniti rischierebbero di aumentare ulteriormente la loro dipendenza dalla Cina per l'approvvigionamento di medicinali essenziali, un fattore che potrebbe rendere ancora più vulnerabile la filiera farmaceutica americana. Spostare la produzione da una regione del mondo a un’altra è un processo complesso, che può richiedere anni e spesso non è economicamente o logisticamente praticabile.

Un futuro incerto per il settore farmaceutico

Le nuove politiche tariffarie potrebbero quindi mettere a dura prova un settore già sotto pressione, con possibili ripercussioni sui costi dei farmaci e sulla loro disponibilità. Le aziende farmaceutiche e le associazioni di settore continueranno a monitorare la situazione per valutare le conseguenze di queste misure e cercare di mitigare gli impatti negativi. Tuttavia, il timore è che tali provvedimenti possano penalizzare non solo l’industria, ma soprattutto i pazienti che necessitano di cure accessibili ed efficaci.



Autore: Redazione Medicina33.com