Cosa studia l'immunologia? Come sono fatti i vaccini e i sieri?
L'immunologia è lo studio dei complessi fenomeni mediante i quali l'organismo si difende dagli elementi estranei che vi penetrano oltrepassando la barriera della cute e delle mucose. Questi meccanismi, indispensabili per la sopravvivenza, hanno per effetto la cosiddetta immunità , consistente in una condizione di resistenza all'azione degli agenti nocivi; talvolta la reazione di difesa può tuttavia innescarsi in maniera abnorme e divenire quindi a sua volta dannosa, come accade nelle allergie .
II principale sistema difensivo prevede la produzione, allorchà© un elemento estraneo penetri nell'organismo, di particolari sostanze dette anticorpi; queste vengono sintetizzate sullo "stampo" di tale elemento (che assume il nome di antigene) e sono capaci di reagire con esso, neutralizzandolo. Ogni antigene che può essere un composto chimico, un microrganismo o altro provoca dunque la formazione di un particolare tipo di anticorpi, e tra l'uno e gli altri si stabilisce un rapporto di corrispondenza simile a quello di una serratura con la sua chiave.
Gli anticorpi, chiamati anche immunoglobuline, compaiono nel sangue alcuni giorni dopo la penetrazione dell'antigene e, raggiunta la concentrazione massima dopo due tre settimane, diminuiscono, se non ne viene più stimolata la produzione, fino a scomparire dopo qualche mese. Se si realizza una successiva introduzione dell'antigene anche a distanza di molti anni , l'organismo dimostra di "ricordare" che ha imparato in precedenza a produrre gli anticorpi relativi, tanto che questi compaiono quasi subito, raggiungono concentrazioni molto superiori rispetto alla prima volta e rimangono più a lungo nel sangue;la difesa dall'agente estraneo anche se questo penetra quando la concentrazione degli anticorpi prodotti con il primo contatto si è ormai ridotta o annullata è così più pronta ed efficace.
Questa reazione determina, tra l'altro, una immunità rispetto agli agenti delle malattie infettive (Germi ), che si traduce concretamente in una resistenza verso tali malattie dopo che le si sia sviluppate una prima volta: i microbi, compresi i virus , sono dotati infatti del cosiddetto potere antigene, cioè della capacità di provocare la formazione di anticorpi; tale potere è proprio anche delle tossine , responsabili dell'azione lesiva di certi germi. L'immunità indotta da alcune affezioni (ad esempio vaiolo, varicella, morbillo) dura in genere per tutta la vita; quella provocata da altre (come il tetano) è invece di durata limitata.
La resistenza ai microbi, oltre a poter essere conseguita in modo naturale contraendo cioè una malattia, o anche entrando semplicemente in contatto con il germe che la provoca , può essere acquisita anche in modo artificiale, mediante la somministrazione di preparati detti vaccini e sieri. I primi che contengono microrganismi uccisi o comunque resi inoffensivi, o sostanze estratte da essi, o tossine private dell'azione nociva, tutti con il potere antigene intatto mettono l'organismo in condizione di produrre gli anticorpi contro determinati agenti infettivi, senza tuttavia sviluppare l'affezione da essi prodotta; si realizza in questo modo una immunità attiva , in tutto simile a quella naturale (Vaccinazioni ).
Con i sieri che sono costituiti da estratti del sangue di un animale o di una persona immuni nei riguardi di una certa malattia, e contengono anticorpi preformati contro i germi di quella malattia si produce invece una immunità passiva, che si basa sulla disponibilità di immunoglobuline specifiche (inoculate con il siero), ma non sulla capacità di produrle. Come tale essa è di breve durata (qualche settimana), dato che l'organismo tende a eliminare gli anticorpi introdotti, senza essere capace di sostituirli; è però anche di rapida comparsa (richiede in genere poche ore per manifestarsi), e si differenzia in questo da quella indotta con il vaccino, che interviene dopo una settimana o più.
I sieri vengono pertanto impiegati nei casi in cui è necessario rendere in breve tempo un organismo resistente a una certa malattia, in modo da proteggerlo dal pericolo immediato di un contagio (ad esempio in occasione di un'epidemia) o allo scopo di curare un'infezione già contratta. Sieri contenenti immunoglobuline umane vengono somministrati contro il morbillo, la rosolia, la varicella, la pertosse, la parotite (orecchioni), l'epatite virale, il tetano, la rabbia e altre malattie; sieri provenienti da animali si utilizzano invece contro gli agenti della difterite e del botulismo, contro il veleno di vipera e quello di scorpione, e così via.
Oltre ai meccanismi immunitari che coinvolgono gli anticorpi detti specifici, per la loro caratteristica di combattere in maniera particolare ogni singolo elemento estraneo l'organismo possiede anche difese aspecifiche, che attaccano cioè gli agenti esterni senza identificarli: tali sono la barriera opposta dalla cute e dalle mucose, l'attività antibatterica di sostanze quali la properdina e il lisozima, e soprattutto la capacità di alcune cellule (tra cui una classe di globuli bianchi) di fagocitare, cioè inglobare e digerire, i materiali estranei penetrati nell'organismo.
Autore: Redazione Medicina33.com
II principale sistema difensivo prevede la produzione, allorchà© un elemento estraneo penetri nell'organismo, di particolari sostanze dette anticorpi; queste vengono sintetizzate sullo "stampo" di tale elemento (che assume il nome di antigene) e sono capaci di reagire con esso, neutralizzandolo. Ogni antigene che può essere un composto chimico, un microrganismo o altro provoca dunque la formazione di un particolare tipo di anticorpi, e tra l'uno e gli altri si stabilisce un rapporto di corrispondenza simile a quello di una serratura con la sua chiave.
Gli anticorpi, chiamati anche immunoglobuline, compaiono nel sangue alcuni giorni dopo la penetrazione dell'antigene e, raggiunta la concentrazione massima dopo due tre settimane, diminuiscono, se non ne viene più stimolata la produzione, fino a scomparire dopo qualche mese. Se si realizza una successiva introduzione dell'antigene anche a distanza di molti anni , l'organismo dimostra di "ricordare" che ha imparato in precedenza a produrre gli anticorpi relativi, tanto che questi compaiono quasi subito, raggiungono concentrazioni molto superiori rispetto alla prima volta e rimangono più a lungo nel sangue;la difesa dall'agente estraneo anche se questo penetra quando la concentrazione degli anticorpi prodotti con il primo contatto si è ormai ridotta o annullata è così più pronta ed efficace.
Questa reazione determina, tra l'altro, una immunità rispetto agli agenti delle malattie infettive (Germi ), che si traduce concretamente in una resistenza verso tali malattie dopo che le si sia sviluppate una prima volta: i microbi, compresi i virus , sono dotati infatti del cosiddetto potere antigene, cioè della capacità di provocare la formazione di anticorpi; tale potere è proprio anche delle tossine , responsabili dell'azione lesiva di certi germi. L'immunità indotta da alcune affezioni (ad esempio vaiolo, varicella, morbillo) dura in genere per tutta la vita; quella provocata da altre (come il tetano) è invece di durata limitata.
La resistenza ai microbi, oltre a poter essere conseguita in modo naturale contraendo cioè una malattia, o anche entrando semplicemente in contatto con il germe che la provoca , può essere acquisita anche in modo artificiale, mediante la somministrazione di preparati detti vaccini e sieri. I primi che contengono microrganismi uccisi o comunque resi inoffensivi, o sostanze estratte da essi, o tossine private dell'azione nociva, tutti con il potere antigene intatto mettono l'organismo in condizione di produrre gli anticorpi contro determinati agenti infettivi, senza tuttavia sviluppare l'affezione da essi prodotta; si realizza in questo modo una immunità attiva , in tutto simile a quella naturale (Vaccinazioni ).
Con i sieri che sono costituiti da estratti del sangue di un animale o di una persona immuni nei riguardi di una certa malattia, e contengono anticorpi preformati contro i germi di quella malattia si produce invece una immunità passiva, che si basa sulla disponibilità di immunoglobuline specifiche (inoculate con il siero), ma non sulla capacità di produrle. Come tale essa è di breve durata (qualche settimana), dato che l'organismo tende a eliminare gli anticorpi introdotti, senza essere capace di sostituirli; è però anche di rapida comparsa (richiede in genere poche ore per manifestarsi), e si differenzia in questo da quella indotta con il vaccino, che interviene dopo una settimana o più.
I sieri vengono pertanto impiegati nei casi in cui è necessario rendere in breve tempo un organismo resistente a una certa malattia, in modo da proteggerlo dal pericolo immediato di un contagio (ad esempio in occasione di un'epidemia) o allo scopo di curare un'infezione già contratta. Sieri contenenti immunoglobuline umane vengono somministrati contro il morbillo, la rosolia, la varicella, la pertosse, la parotite (orecchioni), l'epatite virale, il tetano, la rabbia e altre malattie; sieri provenienti da animali si utilizzano invece contro gli agenti della difterite e del botulismo, contro il veleno di vipera e quello di scorpione, e così via.
Oltre ai meccanismi immunitari che coinvolgono gli anticorpi detti specifici, per la loro caratteristica di combattere in maniera particolare ogni singolo elemento estraneo l'organismo possiede anche difese aspecifiche, che attaccano cioè gli agenti esterni senza identificarli: tali sono la barriera opposta dalla cute e dalle mucose, l'attività antibatterica di sostanze quali la properdina e il lisozima, e soprattutto la capacità di alcune cellule (tra cui una classe di globuli bianchi) di fagocitare, cioè inglobare e digerire, i materiali estranei penetrati nell'organismo.
Autore: Redazione Medicina33.com