Corsi di nuoto per neonati far familiarizzare il bambino con l'acqua senza regole o costrizioni particolari
Ormai diffusi in tutta Italia, i corsi di nuoto per neonati, detti anche "di acquaticità", si propongono di far familiarizzare il bambino con l'acqua senza regole o costrizioni particolari. Far prendere al bambino dimestichezza con l'acqua non significa assolutamente insegnargli a nuotare: i genitori devono intendere questi corsi soltanto come un'opportunità di crescita e di gioco.
Le regole da seguire
- I corsi di acquaticità possono essere iniziati solo dopo i 3-4 mesi, quando il bambino ha fatto le prime vaccinazioni. A questa età il sistema immunitario è già sufficientemente maturo per poter difendere l'organismo del piccolo dal contagio di virus e batteri che il contatto con altri bambini può comportare.
- La temperatura dell'acqua della piscina deve essere di almeno 32 °C, altrimenti i bambini piccoli non si rilassano. Quando si porta un bambino in acqua è indispensabile un inserimento il più graduale possibile. Il suo organismo deve abituarsi poco alla volta all'assenza di gravità. Se si mette a piangere, non bisogna in nessun caso insistere, ma al contrario si deve interrompere l'esercizio e farlo giocare.
- I corsi possono essere continuati sino ai 3 anni: inizialmente con cadenza settimanale e poi, via via che il piccolo cresce, anche due volte la settimana.
I diversi metodi
Le metodologie per avvicinare i piccoli all'acquaticità possono essere diverse. I metodi più seguiti sono due.
IL METODO DEL MELOGRANO
Si comincia con un massaggio e una passeggiata sul bordo della vasca per far prendere confidenza al bambino con il nuovo ambiente. Molto lentamente, e sempre facendo estrema attenzione alle sue reazioni, si entra in acqua tenendolo stretto a sé con la testa sulla spalla. Ci si inginocchia (inizialmente si sta in una piscina piccola) e, finché non si vede il bimbo tranquillo, cioè non irrigidito, senza lo sguardo impaurito, non si deve allentare l'abbraccio, né allontanarlo. Poi, si mette il piccolo supino (a pancia in su), sorreggendolo con una mano sotto la nuca e una sotto il sederino e muovendolo avanti e indietro.
Successivamente, pian piano si stacca la mano dal sederino, dimostrando al bimbo che è in grado di galleggiare e facendogli sentire la spinta dell'acqua che lo sorregge. Se il piccolo non sopporta questa posizione, si può sorreggerlo sotto le ascelle e con il viso rivolto sempre verso il genitore. Generalmente, dopo 3 o 4 incontri il bambino prende confidenza con l'ambiente e si lascia andare. Quando gioca senza problemi in acqua, è il momento di fargli provare le prime immersioni prima con l'istruttore e poi da solo.
IL METODO DEL PROGETTO NASCITA
All'inizio, il bambino e il genitore devono imparare a ritrovare un proprio modo di adattamento all'ambiente acquatico. Chi li segue (con questo metodo è preferibile che l'istruttore sia uno psicologo) cerca di puntare la loro attenzione sulle posture che, per il genitore, cambiano secondo la profondità della piscina. Se l'acqua è alta 70 cm, il genitore starà accovacciato con i piedi sul fondo, come seduto in acqua. È una posizione che consente una grande facilità di spostamento per seguire il piccolo. Il bebé dapprima viene lasciato nelle posizioni verticali, che gli sono più naturali anche fuori dall'acqua, e con lievi dondolamenti, per fargli apprendere la percezione della spinta dell'acqua che lo fa galleggiare, viene portato in orizzontale. Ogni bambino segue un proprio percorso. C'è quello che sperimenta i tuffi e poi le immersioni e quello che va prima in apnea e poi impara a tuffarsi.
I vantaggi per II bambino
II bambino instaura subito un buon rapporto con l'acqua, privo di paura e di inibizioni.L'immersione può destare in lui la memoria del liquido amniotico e della vita intrauterina, favorendo il raggiungimento di un senso di calma e di profondo benessere.
L'acqua esercita un benefico micro-massaggio sulla pelle e stimola movimenti dolci che rilassano tutta la muscolatura, senza esporre il bambino a stress o a sforzi eccessivi. II movimento provoca la liberazione nell'organismo di endorfine, sostanze che regalano benessere e serenità . Di conseguenza l'appetito migliora e anche il sonno del piccolo risulta più profondo e tranquillo.
Il contatto con l'acqua facilita l'apprendimento dello "schema corporeo", ovvero la scoperta da parte del bambino dello spazio che il suo corpo occupa rispetto al mondo circostante. Favorisce inoltre lo sviluppo fisico e motorio ed è consigliato anche a bambini con handicap. Con il supporto del genitore, il piccolo impara a essere autonomo anche in ambienti diversi dall'acqua.
- II bambino impara a eliminare il catarro delle vie respiratorie alte (naso e gola).
- II contatto di pelle con il genitore rinsalda il rapporto. È bene poiché in acqua ci si dedichi completamente al bambino giocando con lui senza considerare il tempo passato in piscina come una lezione, ma godersela come un momento di vero relax.
- A volte il movimento eseguito con costanza e a lungo produce anche piccoli cambiamenti psicologici: il bimbo si apre di più agli altri lasciando da parte diffidenza e rigidità .
I vantaggi per i genitori
- In acqua, si sentono più liberi e trovano nuovi modi per comunicare e giocare con il piccolo, migliorando l'intesa reciproca.
- Imparano a conoscere meglio il proprio bambino e a mettersi in sintonia con le sue esigenze, fisiche ed emotive. Muoversi e giocare nell'acqua richiede un'osservazione attenta delle sue reazioni e una particolare sensibilità ai suoi bisogni.
- L'attività in piscina (o nella vasca di casa) è un'occasione di gioco divertente e gratificante sia per il piccolo sia per l'adulto. E può diventare un momento piacevole per tutta la famiglia.
La prima volta in piscina
Ogni bambino reagisce diversamente alla prima immersione nell'acqua. Ecco i comportamenti più comuni. Alcuni si bloccano, quasi fossero in attesa di qualcosa. Tengono le braccia indietro, le gambe ferme, il corpo irrigidito e l'espressione fissa. Altri manifestano subito gioia e divertimento. Altri ancora piangono, e quindi hanno bisogno di essere rassicurati e abbracciati. Infine ci sono i bambini che si muovono senza un attimo di sosta, in ogni caso, qualsiasi sia la reazione del bebé, è importante tenere presente tre principi.
• Lasciate che sia il bambino a scegliere i tempi per avvicinarsi all'ambiente acquatico.
• Con i più piccoli evitate movimenti bruschi. Potrebbero spaventarsi e avvertire la tensione. Spesso i bimbi non hanno paura dell'acqua quanto dell'ambiente e della situazione nuova.
• Anche se è avvertito come un gioco, lo stare in acqua comporta un grosso impegno fisico per il piccolo. Quindi, non insistete né pretendete dei risultati dall'attività in acqua.
Le tappe dell'acquaticità
Proseguendo nel tempo i corsi di acquaticità si possono ottenere principalmente tre obiettivi. L'immersione subacquea: è un'abilità che si conquista in modo molto più semplice di quanto si pensi. Progressivamente (di solito in 10 lezioni) il bambino va sott'acqua.
Il movimento autonomo in acqua: il piccolo riesce a spostarsi da solo, con tutto il corpo nell'acqua e con la testa immersa, muovendo i piedi. Questa tappa è più difficile, più lunga da raggiungere ed è legata all'età , perché necessita di competenze psichiche e motorie maggiori. Di solito è un gradino che si varca a 20-24 mesi. È una tappa significativa di separazione dalla mamma (che non deve più tenerlo in braccio) e quindi di autonomia (il bebé può decidere di andare dove vuole). Una volta conseguita questa capacità , il piccolo, lasciato vicino al bordo della piscina, raggiunge la mamma che si è allontanata di qualche metro. Il suo primo "stile": attorno ai 3 anni, i bambini si spostano nell'acqua con le tecniche più diverse: alcuni si muovono accennando quello che in seguito sarà lo stile a rana, altri a "cagnolino", tipo crowl.
Come scegliere la piscina
Prima di iscriversi a un corso di acquaticità è importante fare alcune verifiche sulle strutture e il personale della piscina.
- Controllate con attenzione la pulizia dei locali, delle strutture e degli spogliatoi.
- Accertatevi che gli istruttori abbiano già un'esperienza specifica, e che non si tratti di improvvisatori.
- Sinceratevi che l'istruttore abbia attenzione nei confronti del bambino.
ATTENZIONE
L'acqua della piscina è disinfettata con il cloro: si evita così il rischio che il bambino contragga qualche infezione. Questa sostanza può tuttavia comportare qualche piccolo inconveniente.
- Arrossamento degli occhi. Si tratta di una reazione momentanea che si risolve da sola, più velocemente se, subito dopo il bagno in piscina, fate al piccolo una doccia con acqua dolce.
- Irritazione delle vie respiratorie. In alcuni casi il cloro può irritare le vie respiratorie.
Inoltre, i batteri presenti nell'acqua possono provocare un'otite esterna, ossia un'infezione della cute del condotto uditivo.
Autore: Redazione Medicina33.com
Le regole da seguire
- I corsi di acquaticità possono essere iniziati solo dopo i 3-4 mesi, quando il bambino ha fatto le prime vaccinazioni. A questa età il sistema immunitario è già sufficientemente maturo per poter difendere l'organismo del piccolo dal contagio di virus e batteri che il contatto con altri bambini può comportare.
- La temperatura dell'acqua della piscina deve essere di almeno 32 °C, altrimenti i bambini piccoli non si rilassano. Quando si porta un bambino in acqua è indispensabile un inserimento il più graduale possibile. Il suo organismo deve abituarsi poco alla volta all'assenza di gravità. Se si mette a piangere, non bisogna in nessun caso insistere, ma al contrario si deve interrompere l'esercizio e farlo giocare.
- I corsi possono essere continuati sino ai 3 anni: inizialmente con cadenza settimanale e poi, via via che il piccolo cresce, anche due volte la settimana.
I diversi metodi
Le metodologie per avvicinare i piccoli all'acquaticità possono essere diverse. I metodi più seguiti sono due.
IL METODO DEL MELOGRANO
Si comincia con un massaggio e una passeggiata sul bordo della vasca per far prendere confidenza al bambino con il nuovo ambiente. Molto lentamente, e sempre facendo estrema attenzione alle sue reazioni, si entra in acqua tenendolo stretto a sé con la testa sulla spalla. Ci si inginocchia (inizialmente si sta in una piscina piccola) e, finché non si vede il bimbo tranquillo, cioè non irrigidito, senza lo sguardo impaurito, non si deve allentare l'abbraccio, né allontanarlo. Poi, si mette il piccolo supino (a pancia in su), sorreggendolo con una mano sotto la nuca e una sotto il sederino e muovendolo avanti e indietro.
Successivamente, pian piano si stacca la mano dal sederino, dimostrando al bimbo che è in grado di galleggiare e facendogli sentire la spinta dell'acqua che lo sorregge. Se il piccolo non sopporta questa posizione, si può sorreggerlo sotto le ascelle e con il viso rivolto sempre verso il genitore. Generalmente, dopo 3 o 4 incontri il bambino prende confidenza con l'ambiente e si lascia andare. Quando gioca senza problemi in acqua, è il momento di fargli provare le prime immersioni prima con l'istruttore e poi da solo.
IL METODO DEL PROGETTO NASCITA
All'inizio, il bambino e il genitore devono imparare a ritrovare un proprio modo di adattamento all'ambiente acquatico. Chi li segue (con questo metodo è preferibile che l'istruttore sia uno psicologo) cerca di puntare la loro attenzione sulle posture che, per il genitore, cambiano secondo la profondità della piscina. Se l'acqua è alta 70 cm, il genitore starà accovacciato con i piedi sul fondo, come seduto in acqua. È una posizione che consente una grande facilità di spostamento per seguire il piccolo. Il bebé dapprima viene lasciato nelle posizioni verticali, che gli sono più naturali anche fuori dall'acqua, e con lievi dondolamenti, per fargli apprendere la percezione della spinta dell'acqua che lo fa galleggiare, viene portato in orizzontale. Ogni bambino segue un proprio percorso. C'è quello che sperimenta i tuffi e poi le immersioni e quello che va prima in apnea e poi impara a tuffarsi.
I vantaggi per II bambino
II bambino instaura subito un buon rapporto con l'acqua, privo di paura e di inibizioni.L'immersione può destare in lui la memoria del liquido amniotico e della vita intrauterina, favorendo il raggiungimento di un senso di calma e di profondo benessere.
L'acqua esercita un benefico micro-massaggio sulla pelle e stimola movimenti dolci che rilassano tutta la muscolatura, senza esporre il bambino a stress o a sforzi eccessivi. II movimento provoca la liberazione nell'organismo di endorfine, sostanze che regalano benessere e serenità . Di conseguenza l'appetito migliora e anche il sonno del piccolo risulta più profondo e tranquillo.
Il contatto con l'acqua facilita l'apprendimento dello "schema corporeo", ovvero la scoperta da parte del bambino dello spazio che il suo corpo occupa rispetto al mondo circostante. Favorisce inoltre lo sviluppo fisico e motorio ed è consigliato anche a bambini con handicap. Con il supporto del genitore, il piccolo impara a essere autonomo anche in ambienti diversi dall'acqua.
- II bambino impara a eliminare il catarro delle vie respiratorie alte (naso e gola).
- II contatto di pelle con il genitore rinsalda il rapporto. È bene poiché in acqua ci si dedichi completamente al bambino giocando con lui senza considerare il tempo passato in piscina come una lezione, ma godersela come un momento di vero relax.
- A volte il movimento eseguito con costanza e a lungo produce anche piccoli cambiamenti psicologici: il bimbo si apre di più agli altri lasciando da parte diffidenza e rigidità .
I vantaggi per i genitori
- In acqua, si sentono più liberi e trovano nuovi modi per comunicare e giocare con il piccolo, migliorando l'intesa reciproca.
- Imparano a conoscere meglio il proprio bambino e a mettersi in sintonia con le sue esigenze, fisiche ed emotive. Muoversi e giocare nell'acqua richiede un'osservazione attenta delle sue reazioni e una particolare sensibilità ai suoi bisogni.
- L'attività in piscina (o nella vasca di casa) è un'occasione di gioco divertente e gratificante sia per il piccolo sia per l'adulto. E può diventare un momento piacevole per tutta la famiglia.
La prima volta in piscina
Ogni bambino reagisce diversamente alla prima immersione nell'acqua. Ecco i comportamenti più comuni. Alcuni si bloccano, quasi fossero in attesa di qualcosa. Tengono le braccia indietro, le gambe ferme, il corpo irrigidito e l'espressione fissa. Altri manifestano subito gioia e divertimento. Altri ancora piangono, e quindi hanno bisogno di essere rassicurati e abbracciati. Infine ci sono i bambini che si muovono senza un attimo di sosta, in ogni caso, qualsiasi sia la reazione del bebé, è importante tenere presente tre principi.
• Lasciate che sia il bambino a scegliere i tempi per avvicinarsi all'ambiente acquatico.
• Con i più piccoli evitate movimenti bruschi. Potrebbero spaventarsi e avvertire la tensione. Spesso i bimbi non hanno paura dell'acqua quanto dell'ambiente e della situazione nuova.
• Anche se è avvertito come un gioco, lo stare in acqua comporta un grosso impegno fisico per il piccolo. Quindi, non insistete né pretendete dei risultati dall'attività in acqua.
Le tappe dell'acquaticità
Proseguendo nel tempo i corsi di acquaticità si possono ottenere principalmente tre obiettivi. L'immersione subacquea: è un'abilità che si conquista in modo molto più semplice di quanto si pensi. Progressivamente (di solito in 10 lezioni) il bambino va sott'acqua.
Il movimento autonomo in acqua: il piccolo riesce a spostarsi da solo, con tutto il corpo nell'acqua e con la testa immersa, muovendo i piedi. Questa tappa è più difficile, più lunga da raggiungere ed è legata all'età , perché necessita di competenze psichiche e motorie maggiori. Di solito è un gradino che si varca a 20-24 mesi. È una tappa significativa di separazione dalla mamma (che non deve più tenerlo in braccio) e quindi di autonomia (il bebé può decidere di andare dove vuole). Una volta conseguita questa capacità , il piccolo, lasciato vicino al bordo della piscina, raggiunge la mamma che si è allontanata di qualche metro. Il suo primo "stile": attorno ai 3 anni, i bambini si spostano nell'acqua con le tecniche più diverse: alcuni si muovono accennando quello che in seguito sarà lo stile a rana, altri a "cagnolino", tipo crowl.
Come scegliere la piscina
Prima di iscriversi a un corso di acquaticità è importante fare alcune verifiche sulle strutture e il personale della piscina.
- Controllate con attenzione la pulizia dei locali, delle strutture e degli spogliatoi.
- Accertatevi che gli istruttori abbiano già un'esperienza specifica, e che non si tratti di improvvisatori.
- Sinceratevi che l'istruttore abbia attenzione nei confronti del bambino.
ATTENZIONE
L'acqua della piscina è disinfettata con il cloro: si evita così il rischio che il bambino contragga qualche infezione. Questa sostanza può tuttavia comportare qualche piccolo inconveniente.
- Arrossamento degli occhi. Si tratta di una reazione momentanea che si risolve da sola, più velocemente se, subito dopo il bagno in piscina, fate al piccolo una doccia con acqua dolce.
- Irritazione delle vie respiratorie. In alcuni casi il cloro può irritare le vie respiratorie.
Inoltre, i batteri presenti nell'acqua possono provocare un'otite esterna, ossia un'infezione della cute del condotto uditivo.
Autore: Redazione Medicina33.com