Sezione: Otorino

L'inquinamento da rumore può non solo danneggiare l'apparato uditivo ma può essere anche causa di aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e dell' affanno respiratorio.

L'inquinamento da rumore può non solo danneggiare l'apparato uditivo ma può essere anche causa di aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e dell' affanno respiratorio.

Nell'epoca in cui l'inquinamento atmosferico ha raggiunto la soglia della massima pericolosità , il problema dell'inquinamento da rumore viene ancora sottovalutato;eppure si può quantificare questo pericolo con un semplice dato: dal 2000 ad oggi la rumorosità  di fondo dell'ambiente in cui viviamo è aumentata di circa 25 decibel, con un incremento costante che ormai si è assestato a 1 dB in più ogni anno. Il decibel (dB in sigla) è l'unità  di misura usata per quantificare la potenza di qualsiasi suono e rappresenta, approssimativamente, la più piccola differenza di intensità  sonora percepita dall'orecchio umano. . La pericolosità  del rumore non è solo legata agli eventuali disturbi dell'orecchio e alla più o meno permanente riduzione della capacità  uditiva (ipoacusia), ma anche al complesso dei disturbi extra-uditivi che possono instaurarsi dopo una prolungata esposizione. Esiste una normativa, accettata dai Paesi della Comunità  Economica Europea, che fissa il limite di 90 dB quale tetto massimo di esposizione prolungata al rumore, oltre il quale la fonte rumorosa è fuorilegge.

Questa limitazione riguarda particolarmente gli ambienti lavorativi di determinati impianti industriali:tuttavia un rumore di 70 dB, quale può essere quello determinato da una strada urbana a forte traffico, pur essendo ancora lontano dalla soglia del dolore fisico, è già  in grado di determinare una serie di disturbi organici. La risposta del nostro organismo al rumore, infatti, non è solo transitoria, e può andare oltre gli scompensi momentanei, come aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, affanno respiratorio. Esiste anche una risposta di tipo neurovegetativo, tipica dei rumori costanti nel tempo, che compare lentamente e persiste col persistere dello stimolo; in questo caso il rumore è come una droga che da assuefazione, ma che contribuisce a instaurare una serie di modificazioni fisiologiche pericolose e insospettabili.

Il problema della "bonifica del rumore" è dunque sempre più urgente e l'azione va svolta su due piani: il primo, individuale, va affermato sviluppando la consapevolezza che anche il rumore inquina e che quindi sono da evitare gli inutili abusi che la società  delle macchine ci mette in condizione di produrre quotidianamente (dall'abuso del clacson in auto alla "smanettata" in moto, non dimenticando radio, TV, a tutto volume in ambienti poco idonei). Il secondo piano riguarda le autorità  sanitarie: una precisa normativa dovrebbe fissare i limiti da non superare a seconda delle caratteristiche urbane (zone residenziali, zone industriali, etc.) e delle fasce orarie (periodo diurno e notturno).



Autore: Redazione Medicina33.com